Caro Granzotto, lei crede che possiamo definire il 2010 lanno delle grandi illusioni? Sotto i duri colpi della realtà è caduto il mito del riscaldamento globale, del microcredito che avrebbe dovuto portare la povertà al museo, di Barack Obama, del pacifismo, delleuro e per ultimo ma non da ultimo della maggioranza di governo blindata. Annus horribilis.
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Annus horribilis per chi vive di sogni e di illusioni, caro Latorre. Annus honestus, optimus se per le sue beghe Gianfranco Fini non avesse sblindato la maggioranza, per tutti coloro che senza essere pessimisti e meno che mai cinici sanno non solo distinguere il sogno dalla realtà, ma anche che tra il dire e il fare cè sempre di mezzo il mare. Riferendosi a quello scorso, Giorgio Manganelli diceva: «Questo non è il secolo della fede, è il secolo della credulità». Col passaggio del millennio non è cambiato niente e anzi, il tasso di cieca dabbenaggine è ancora aumentato. Per molta parte del genere umano quel filtro, quella camera di decompressione rappresentata dalla riflessione e dal dubbio, non vaglia più lenorme mole di informazioni alla quale la mente è sottoposta. Certe volte sembra che si sia rinunciato anche a pensare, esercizio che presuppone una qualche fatica, certamente un impegno; ma a parte il velleitario, superficiale e modaiolo «impegno nel sociale», limpiego delle capacità mentali per farsene una propria senza adottare lultima delle «opinioni condivise», latita. Ciò che invece sempre più domina le coscienze e i cervelli è il circiterismo, l«allincirca», il «pressappoco», lorecchiato. E la decisa predisposizione ad abbracciare acriticamente lidea collettiva, i nuovi dogmi politicamente corretti. Un bel saggio dello smottamento intellettuale e della visione (smottata) del pacifismo lho trovato recentemente sul Corriere. Basta il titolo: «Einstein pacifista: Chi ama la guerra non usa il cervello». Dove si dà per scontato che chi non è pacifista, nel senso oggi attribuito alla parola, ama, vuole, aspira alla guerra. Una corbelleria grande come una casa: chi rifiuta di unirsi ai cancan pacifisti senza se e senza ma non lo fa perché adora il rombo delle cannonate e vorrebbe non cessasse mai. Si limita a ritenere che la guerra, sempre brutta, è talvolta necessaria, talvolta inevitabile. Sarebbe ancora vivo il mito della Resistenza se i partigiani non avessero combattuto, «fatto» una guerra? Ma di queste evidenze il pacifismo ha sempre rifiutato di prendere atto credendo perfino di veder confermate le proprie ragioni con lelezione di Barack Obama. Che come tutti i candidati pacifisti alla presidenza - vedi John Kennedy col suo Vietnam, con la sua Baia dei Porci - sè rivelato, al dunque, qualcosa di simile a un «berretto verde».
Lo stesso discorso vale per lubriacatura ambientalista sul global warming e quella solidarista sulliniziativa bancaria del Nobel (per la pace!) Muhammad Yunus. Due raggiri e che portano lacqua al mulino di Giorgio Manganelli. Vale per lenfasi trionfalistica con la quale Prodi, Ciampi e Amato salutarono lavvento delleuro, moneta che a sentir loro - e i più ci credettero - ci avrebbe fatto meno poveri e al riparo da qualsivoglia marasma economico-finanziario. Si salva, dalle fatali conseguenze della credulità, lo sbriciolamento della maggioranza di governo un tempo blindata. Perché qui siamo nellambito della fiducia mal riposta: una debolezza, specie in politica, certo, ma nobilitata dalla buona fede. «Cria cuervos», recita un proverbio spagnolo, «y te sacaran los ojos», alleva i corvi e ti caveranno gli occhi.
Paolo Granzotto
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