La Pfeiffer: io al posto di Sharon

La Pfeiffer: io al posto di Sharon

da Milano

Quando si dice il tempo che passa. Giusto l’altro giorno Michelle Pfeiffer ha confessato che avrebbe dovuto essere lei, sì proprio lei forse la donna più bella ma anche meno sensuale del cinema, a recitare il ruolo di Catherine Tramell in Basic instinct, il thriller del 1992 che non era granché finché rimaneva thriller ma diventava strepitoso appena sconfinava nell’eros. Avrebbe dovuto far ingelosire, imbestialire, ammattire Michael Douglas e poi anche accavallare le gambe smutandata, ossia fare quel gesto che è diventato uno dei biglietti da visita dell’erotismo al cinema, quello di grana grossa, capace (anche quello) di far ingelosire, ammattire, imbestialire milioni di telecinevoyeur in tutto il mondo. Invece ha detto no. Ha letto la parte, l’ha studiata, ne ha parlato con i produttori e poi no perché il padre avrebbe disapprovato le scene troppo spinte. «Non avrei potuto farlo per rispetto a lui - ha detto -. Io su queste cose sono piuttosto tradizionalista». Quindi tanto di cappello, anche se l’ammissione sembra tanto quella della volpe davanti all’uva ormai irraggiungibile. Non accade tanto spesso che le stelle di Hollywood, di solito così autoreferenziali, sempre refrattarie ad ammettere sbagli o riconoscere passi falsi, dichiarino di aver rinunciato senza troppi rimpianti a una parte che avrebbe potuto cambiare la loro carriera. Però il tempo passa, le cose cambiano. E sempre parlando del più e del meno, Michelle Pfeiffer ha ammesso che durante le riprese di Stardust, in cui recita la parte di un strega ossessionata dal recuperare la gioventù, ha passato un bel po’ di tempo a discutere con il regista in quale modo riprendere i suoi seni. Meglio: se convenisse riprendere il seno nudo destro o quello sinistro. La scelta dipendeva dalla pendenza, insomma dalla legge di gravità. «Abbiamo fatto riunioni su riunioni per decidere se a pendere avrebbe dovuto essere il seno destro o quello sinistro. È stato piuttosto bizzarro» ammette la Pfeiffer, che si è fatta molti problemi ad accavallare ma molti meno a pendere. Fatto sta che il problema si è presto risolto e in Stardust penderà il seno giusto, quello ragionato, quello deciso a tavolino.

Forse la differenza è che ormai è un gesto controtendenza far vedere una tetta che pende, visto che sono tutte di (finto) granito immobile. Oppure, più semplicemente, il padre di Michelle Pfeiffer non c’è più e con lui se ne sono andate anche tutte le remore.

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