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Il più italiano degli spagnoli «Mi manca soltanto una tappa al Giro»

SanremoTanta Italia nella Sanremo di ieri, non quanta però ce ne sia nel palmares di Oscar Freire. Tanta Italia, tantissima nella personalissima bacheca di questo 34enne corridore cantabro, che due dei suoi tre mondiali li ha vinti proprio sulle nostre strade, a Verona, e per tre volte è salito sul gradino più alto di uno dei monumenti ciclistici mondiali. Tanta Italia nella Sanremo di Freire, che a 34 anni ha anche un'altra medaglia da mostrare con orgoglio: mai coinvolto in vicende di doping. Mai un sospetto, nemmeno un pissi pissi. Oltre tutto per un ciclista di un Paese, la Spagna, che di guai ne sta passando abbastanza.
Tanta Italia e tanti attaccanti, un uomo su tutti: Filippo Pozzato, che dalle Manie in poi prova far saltare il banco e ostinatamente. Lui e la sua squadra provano fino all’ultimo chilometro, con generosità e tenacia. «Filippo mi ha davvero impressionato. Ho temuto che arrivasse al traguardo ­ ammette il vincitore -. È scattato al momento giusto e nel punto giusto. È stato forte, fortissimo: lui e la sua squadra».
Pozzato ringrazia (ha chiuso 29°) e ricambia: «Ha vinto un grande corridore, Oscar ha meritato la vittoria». Tanto zucchero filato tra i due, non per Boasson Hagen, il pupo norvegese, grande favorito della vigilia. «Aprite gli occhi ­ dice Freire -. Questo è un ragazzo di talento, ma vince le volate quando io, Petacchi o Boonen le volate nemmeno le facciamo». Onore al merito italiano, onore a Oscar Freire l’«italiano». «Corre i Mondiali e le Sanremo come se fossero il Gp di Chiasso, ma lui vince solo i Mondiali e le Sanremo». Le parole sono di Daniele Nardello, ex compagno di squadra di Oscar Freire ai tempi della corazzata Mapei e oggi vicino di casa dello spagnolo. «Lui è residente a Coldrerio, io a Mendrisio, siamo a due chilometri l’uno dall’altro - ci racconta -. È quel che si dice un bravo ragazzo: semplice e disponibile. È solo un po’ svanito. Ha sempre la testa fra le nuvole. Sua moglie Laura dice che in casa ha tre bambini: Marcos, Mateo e lui».
Di Freire gli spagnoli dicono che è «listo», scaltro, furbo, ma anche «limpio», puro. Soprattutto «despistado», distratto. È una sorta di mister Magoo del pedale. «Sì, sono distratto: mia moglie e i miei amici mi prendono sempre in giro, ma non ci posso fare nulla - dice -, io sono fatto così. Se penso ad una cosa non posso pensarne un’altra e sono dolori. Cosa dimentico? Lasciamo perdere, dimentico tutto, anche cosa ho dimenticato». Tredici anni da professionista, il prossimo sarà l’ultimo.

«Tornerò qui tra un anno, per cercare il poker. Ho ancora qualche traguardo da inseguire, ad esempio non ho vinto mai vinto una tappa al Giro d’Italia, quest’anno può essere l’anno giusto». Prendere nota: se lo dice, lo fa. Certe cose non le dimentica.

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