nostro inviato a Helsinki
Sul tavolo della riunione del Ppe ci sono la crisi in Libia e la riforma del patto di stabilità, temi che saranno trattati al prossimo vertice straordinario dell’Ue in programma a Bruxelles l’11 marzo. Ed è soprattutto sul primo che si concentra Berlusconi durante il suo lungo intervento. Nel quale chiede «un vero e proprio Piano Marshall» per tutti i Paesi dall’altra parte del Mediterraneo che stanno vivendo crisi politiche senza precedenti - non solo la Libia, ma anche l’Egitto e la Tunisia - per fermare sul nascere quella che rischia di diventare «un’emergenza umanitaria». D’altra parte, spiega a tarda sera lasciando Helsinki, «il problema riguarda tutta l’Europa». Un Cavaliere, insomma, che vuole farsi promotore di un’azione di «inclusione», con la consapevolezza che se davvero dovesse iniziare un’ondata migratoria l’Italia sarebbe il primo Paese dell’Ue a sentirne le conseguenze.
E il problema, spiega davanti a taccuini e telecamere, «è stato ovviamente posto» e «non si è alzata alcuna voce di dissenso». Nel Ppe, insomma, tutti sarebbero d’accordo sulla necessità che sia l’intera Unione a farsi carico della questione. Ed è proprio in questa direzione che va l’idea di un Piano Marshall che già martedì prossimo potrebbe essere oggetto di una comunicazione formale della Commissione al Consiglio. Un primo passo ufficiale, insomma. Berlusconi, però, preferisce non fare cifre, anche se dall’entourage del Cavaliere si parla di 10 miliardi di euro. Il premier, poi, auspica che «in Libia ci sia un cambiamento come quelli avvenuti in Tunisia e in Egitto verso una democrazia che consenta di mantenere la relazione di preminenza per la nostra economia». Non si sbilancia, invece, sul destino di Gheddafi: «Credo che nessuno al mondo possa fare previsioni».
Anche dopo essere sbarcato in Finlandia, però, Berlusconi è costretto a tenere un occhio sulle vicende italiane. E non solo perché ad accoglierlo all’ingresso dell’Hotel Kamp dove si tiene la cena del Ppe ci sono un centinaio di contestatori che lo riportano alle note vicende giudiziarie. Cori da stadio, qualche insulto da curva ma anche cartelli tipo «Giù le mani dalla nipote di Babbo Natale», «6th April, I have a dream» e via dicendo. Il frutto del movimentismo di un gruppo di italiani residenti in Finlandia che si sono autoconvocati via Facebook e hanno unito le forze con i locali contestatori del governo finlandese nonostante il termometro sotto lo zero e qualche fiocco di neve. La risposta arriva da Mosca, visto che Putin spezza pubblicamente una lancia a favore del Cavaliere: «Silvio si interessa non solo alle ragazze ma si occupa anche di cose concrete». Della contestazione, invece, il premier non se ne cura e imbocca la hall dell’albergo.
Come si guarda bene dal rispondere alle domande dei cronisti locali a caccia di un parere sulle doti culinarie dei finlandesi. Già, perché da stamattina la stampa finnica è scatenata sull’argomento, visto che qui non hanno mai dimenticato che anni fa Berlusconi ironizzò sulla «dieta finlandese». E tanto se la sono presa che l’ambasciata italiana ha messo da parte una corposa rassegna stampa sull’argomento e ovviamente segnalato il rischio di un «incidente diplomatico» a Palazzo Chigi. D’altra parte, Paese che vai usanze che trovi. Non è un caso che a sera, prima di salire in macchina accompagnato dal vicepresidente della Commissione Ue Tajani, sfoderi il consueto sorriso: «Ricordate... La carne di renna è buonissima e priva di grassi».
Sullo sfondo, invece, restano le beghe politiche di cui il premier si occupa durante la mattina e il pomeriggio passati ad Arcore. Il rimpasto, infatti, continua ad allontanarsi.
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