Una pianta ci salverà

di Gioia Locati

Siamo nell'anno verde. Evidenziato dal colore pantone e dalle tinte degli abiti che ci verranno proposti. Perfino in casa, fra un mobile e l'alto, se c'è una pianta è meglio. Chi può permetterselo si accomoda in veranda, altrimenti vanno bene anche le aromatiche in cucina.

La rassegna che impegna questo fine settimana milanese, «A seminar la buona pianta», promossa dall'azienda Aboca, è un tentativo di dar voce al verde. Quello che soffochiamo o lasciamo morire senza ascoltarne il grido. Perché il mondo vegetale lo abbiamo sempre considerato di serie C. Dopo di noi, prego. E dopo gli animali. E poi cosa vuoi che soffra un arbusto. Nossignori: senza di loro, i resilienti vegetali, la vita, inesorabilmente sfiorisce. Non è un modo di dire. Agli albori del pianeta, l'atmosfera è diventata respirabile grazie alla fotosintesi clorofilliana. Senza, non ci sarebbe stato l'ossigeno. E oggi? Funziona ancora così. Se noi siamo qui, vivi, è perché ci sono le piante. Se continuassimo a perdere foreste con il ritmo di oggi rischieremmo l'estinzione. È sempre la fotosintesi che aiuta il pianeta a contrastare il cambio climatico. Nel nostro piccolo ce ne accorgiamo d'estate quando soffochiamo dal caldo se restiamo in mezzo al cemento: le abbiamo depredate di ogni angolo verde, le nostre città. Se è vero che le foreste ci proteggono dalle alluvioni perché le radici rafforzano i terreni, è anche vero che piove perché ci sono le piante. Insomma, violando il verde - o non trattandolo con il dovuto riguardo - ci stiamo preparando il nostro peggior attentato. Ne è certo Stefano Mancuso lo scienziato calabrese che dirige il laboratorio di Neurobiologia vegetale di Firenze, eletto dal New Yorker fra gli uomini che cambieranno il mondo. Dice: «Di sicuro non possiamo continuare a tagliare tremila ettari di foresta al giorno». È convinto che alberi abbiano una sensibilità: «Proprio perché non possono scappare, le piante sono più sensibili degli animali: il loro unico modo di resistere è capire quello che succede con grande anticipo, in modo da potersi modificare in tempo».

Ancora: «Conosciamo il 20-30% delle piante del pianeta - spiega - di queste il 70% è in via di estinzione. Usiamo energia e farmaci che provengono dalle piante, non possiamo dimenticarcene: il pianeta non è per niente solo nostro».

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