In piazza contro Maria: «Restituitela ai bielorussi»

Colpite dalla ritorsione, numerose famiglie affidatarie manifestano contro la coppia che tiene nascosta la bambina per difenderla

Monica Bottino

da Genova

Sono arrivati fin sotto il loro portone, davanti alla chiesa parrocchiale. L’indirizzo lo conoscevano benissimo. Erano una trentina: da Parma, dai dintorni di Milano e da Reggio Emilia portavano scatoloni con su scritto il nome dei «loro» bambini bielorussi, simbolo degli aiuti umanitari che le associazioni inviano per gli internat. Proprio a quei bambini che il governo di Minsk ha deciso di non far più venire in Italia dalle famiglie ospitanti per protestare contro la mancata restituzione di Maria, la piccola che ha subito violenze nell’internato di Vileika. E che l’ambasciatore Skripko ha promesso ieri: «Sarà adottata da una famiglia bielorussa o italiana». Il parere della bambina non conta.
Ma i Giusto i manifestanti non li hanno visti, ieri a casa non c’erano. «Ce l’hanno raccontato le persone del “comitato per Maria”, che a loro volta hanno esposto gli striscioni per la bambina. Ormai questo caso è diventato una guerra tra poveri», sussurra Chiara Bornacin, occhi segnati da notti insonni e dalla paura fondata che l’estremo gesto di amore nei confronti della piccola costerà anche la possibilità di adottarla. «Ma non importa, basta che ora sia curata nel modo giusto, io e mio marito non potevamo ignorare il suo grido di dolore». «Sia chiaro - le fa eco Alessandro -, anche gli altri bambini che non possono venire ce li abbiamo nel cuore. Ma noi non ci fermeremo, aspettiamo l’appello di mercoledì. La colpa non è nostra... non è colpa nostra se un governo gestisce un problema come questo facendolo pagare agli altri bambini».
I Giusto stanno scontando il loro gesto con la rabbia malcelata di altre famiglie - non tutte -, che li ritengono unici colpevoli. Tra queste, poche credono al fatto che la bambina abbia subito gravissimi abusi, le perizie mediche non vengono mai considerate. L’obiettivo unico con cui prendersela sono i Giusto, non il sistema malato che ha creato questo dramma. Così sul forum del sito dell’associazione Sardegna Belarus sono stati scritti l’indirizzo di casa e il numero di telefono privato dei Giusto, ma c’è anche il fax del sindaco di Cogoleto, Attilio Zanetti, in prima linea nella difesa della bambina. Altri invitano a cercare sull’elenco il recapito e non a divulgarlo a tutta Italia su Internet «per non entrare anche noi nell’illegalità». Qualcuno, riferendosi alla querela annunciata dal sottosegretario Daniela Melchiorre scrive «finalmente offrono il fianco ai nostri polverosi cannoni... uniamoci alla querela del sottosegretario, spariamo qualche colpo... chissà che uno non c’entri la cambusa».
Le famiglie che hanno protestato ieri a Cogoleto - sulla piazza della Chiesa c’era anche un matrimonio - fanno parte delle associazioni Help Italia, Help For Children, e Smaile, aderenti alla Federazione delle Associazioni di Volontariato Italiane per la Bielorussia. Andrea Mondini, genitore affidatario di Hanna, aderente a Help Italia si sfoga: «La vicenda di Maria mette a repentaglio l'arrivo di tutti gli altri bambini previsti in autunno e per Natale. Eravamo sicuri che questa situazione avrebbe costretto il governo bielorusso a prendere provvedimenti così severi: il blocco dei viaggi per salute e il blocco delle adozioni.

Oggi (ieri ndr) infatti è arrivato un aereo a Brescia dalla Bielorussia ma aveva a bordo solo qualche passeggero, non i 160 bambini che dovevano esserci». La ritorsione era stata annunciata ed è proprio di chi usa questi metodi che i coniugi Giusto non si fidano.

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