Serena Sartini
da Panama
Orgoglio italiano a Panama. Nel paese centroamericano vive una comunità composta da circa 10mila connazionali. Una comunità fortemente integrata, che ha trovato nel lavoro la ragione principale di un inserimento antico. Per tanti anni paradiso fiscale, ma anche territoriale e climatico, il Paese offre opportunità in diversi settori economici. E attira sempre più italiani: è infatti la comunità più numerosa tra quelle europee. «La comunità degli italiani è molto legata, in termini di identità, alle proprie radici spiega al Giornale l'ambasciatore italiano a Panama, Massimo Ambrosetti e questo è un fattore importante per il rilancio delle relazioni bilaterali con un Paese che guarda all'Italia con considerazione, con simpatia e con interesse per il futuro».
La presenza italiana nel Paese ponte fra Oceano Pacifico e Atlantico è una presenza storica. I primi italiani sono arrivati con il quarto viaggio di Cristoforo Colombo, sono diventati residenti per poi inserirsi a tutti gli effetti. «Possiamo con orgoglio affermare che fin dall'inizio a Panama sono arrivati italiani», prosegue l'ambasciatore. La presenza si è poi strutturata nell'Ottocento, grazie al progetto francese (poi fallito) della costruzione del Canale. Ulteriori flussi di italiani sono arrivati nel Novecento, con un picco significativo dopo la seconda guerra mondiale. «Panama è sempre stato un paese di opportunità spiega il diplomatico un Paese piccolo, con una popolazione relativamente poco numerosa (circa 4 milioni di abitanti, ndr). Gli italiani non sono mai stati discriminati; l'integrazione e l'accoglienza sono stati sempre punti di forza.
Una sfida che passa anche attraverso la cultura. «La prima e più importante sfida che vedo per i nostri italiani qui a Panama è quella di cercare di essere più comunità; obiettivo dell'Ambasciata è infatti di costituire un comitato Dante Alighieri, un centro per la diffusione della lingua e cultura italiana. Ma anche creare una associazione imprenditoriale italiana: l'Italia è fortemente presente nel settore economico».
La famiglia Destro è arrivata a Panama alla fine degli anni Settanta. «Mio padre e mia madre si sono sposati a Panama, sono rimasti affascinati dal paese e hanno deciso di tentare la fortuna qua racconta Amanda, la più grande delle tre figlie ci sono tanti italiani che ancora arrivano qui a cercare lavoro e per avere maggiori opportunità economiche. Altri, invece, rientrano in Italia perché non è semplice. Molti lavori, infatti, possono essere svolti solamente da cittadini panamensi, soprattutto le libere professioni». E lo stile di vita? «A Panama è tutto più rilassato, tutto più tranquillo. È come se fosse Ferragosto costante. Bisogna cambiare mentalità e prendere tutto con la giusta calma». «La mia famiglia ha metà cuore italiano e metà panamense prosegue Amanda con un pizzico di emozione se la distanza non fosse così grande, saremmo in Italia più spesso». Nella capitale Panama, la famiglia Destro ha creato un museo davvero originale, quello dei bottoni, aperto nel 2016. «L'idea è nata qualche anno prima ci racconta Amanda abbiamo trovato un bottone della nonna, del 1968. Abbiamo cominciato a raccoglierli e alla fine abbiamo deciso di aprire un vero e proprio museo». In America Latina è il primo museo di questo genere, espone circa 9mila bottoni, di diverso materiale, costo, provenienza e dimensioni. Si va dal più piccolo che arriva dal Portogallo e che misura appena un millimetro («è stato difficile cucirlo», ammette Amanda) fino ai più grandi, che misurano 6/7 centimetri di diametro, sono in cocco o in legno di balsa. Ci sono poi esemplari da Thailandia, Inghilterra, Austria, Germania, Francia, Birmania, Canada e Vaticano.
«Li scopriamo dai mercatini dell'usato, oppure ci vengono donati da zie, nonne e parenti. Il nostro è diventato anche uno spazio culturale e ospitiamo mostre temporanee, oltre a serate e iniziative a tema». Tra i materiali si spazia dai bottoni metallici, di roccia e minerali, a quelli di gesso, argento, malachite (la base della coppa del mondo di calcio), fino a quelli in nylon, resina e galalite, cuoio, pelle di serpente, crine di cavallo, madreperla, cartone, fibre vegetali, palma tropicale e capello umano.
«Il più antico? Risale al 2.300 avanti Cristo, lo abbiamo trovato su ebay racconta Amanda poi abbiamo confrontato con la bibliografia e attestato la veridicità». Il più costoso invece è una cromolitografia (tecnica che nasce ne 1837), proviene dall'Inghilterra, datato 1800 e costa 15 euro. «Cerchiamo di spendere sempre poco - dice la proprietaria del Museo perché vogliamo dimostrare che il collezionismo non ha grossi costi».
A Panama, nel quartiere San Francisco, troviamo invece la scuola Enrico Fermi. L'amministratore non poteva che essere un italiano. Paolo Cermelli racconta la storia della sua famiglia. «Il mio bisnonno è arrivato qua a Panama nel 1879 dice rientrava dal Perù, era farmacista e prima di ritornare in Italia si è fermato qui, dove ha fatto amicizia con la comunità italiana. Ha rilevato la farmacia, ha fatto chiamare la sua fidanzata e si è sposato. I miei nonni, invece, sono rientrati in Italia per le due guerre, ma dopo la seconda, mio nonno è tornato a Panama. E mio padre ha voluto fondare la scuola Enrico Fermi, aperta a tutti, ma con una impronta sulla cultura e la lingua italiana». «Agli italiani piace molto il modo di essere dei panamensi racconta Cermelli cercano la tranquillità di un posto più piccolo e più a misura d'uomo. E portano una ricchezza culturale non indifferente. Nell'ultimo decennio l'arrivo degli italiani è cresciuto tantissimo. Ne è una prova il fatto che la metà delle grandi famiglie panamensi abbiano origini italiane».
Tuttavia, la vita comincia a essere cara anche a Panama, la nomea di paradiso fiscale
sta pian piano svanendo, a maggio ci saranno nuove elezioni nel Paese, ed è sempre più forte l'ondata dei rifugiati venezuelani. Chissà se gli italiani continueranno a essere ancora attratti da questo Paese centroamericano.
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