Massimo Restelli
da Milano
Profitti in crecita del 31% a 270 milioni e la prospettiva di correggere al rialzo il piano industriale già a metà anno: lamministratore delegato Matteo Arpe snocciola la trimestrale di Capitalia ribadendo che il gruppo intende rimanere «soggetto attivo» nellatteso riassetto del credito nazionale. Sfida cui il banchiere guarda dopo aver portato listituto a chiudere marzo con risultati superiori alle attese degli analisti: complice lapertura di alcune filiali alla domenica e durante la pausa pranzo prevista dal piano Delta2, i ricavi sono cresciuti del 6,4% a 1,34 miliardi (più 7,7% il margine di interesse) mentre il Tier One si è attestato al 6,3 per cento.
Positiva la reazione di Piazza Affari, dove Capitalia ha chiuso in rialzo dello 0,46%, anche se lattenzione della comunità finanziaria è rimasta puntata sul capitolo aggregazioni. Lo sviluppo della rete non è alternativo alleventuale shopping, ha evidenziato Arpe dicendosi pronto a valutare ogni chance a condizione però che si tratti di «unopportunità» e non di «un obbligo». Evidente il riferimento al corteggiamento di Banca Intesa che, malgrado le manifestazioni di amicizia del presidente Giovanni Bazoli, Arpe aveva già respinto entrando nel capitale di Ca de Sass per sterilizzarne i diritti di voto. «Non siamo sotto assedio», ha assicurato il banchiere sottolineando la coesione sia dei soci sia del gruppo dirigente, oltre alla «lealtà» di Abn Amro e al clima «molto buono» con la Fondazione Cr Roma.
Un modo indiretto per rispondere alle voci che vorrebbero il presidente Cesare Geronzi più incline a sposare il gruppo e per fornire unaltra chiave di lettura alla disponibilità espressa pochi giorni fa dal gruppo assicurativo transalpino Cnp di difendere lindipendenza di Capitalia. Nellaccordo con i francesi nellex Fineco Vita non ci sono evoluzioni, ha evidenziato Arpe augurandosi che lazionariato non cambi: «Tutti gli apprezzamenti di chi vuole investire sono benvenuti purché si lasci una base azionaria e un patto di sindacato coesi». La partita quindi è congelata probabilmente in attesa di capire il destino di Monte Paschi, una pedina che se confluisse in Intesa o nel Sanpaolo sposterebbe gli equilibri del mondo bancario.
Fino a qui Capitalia, ma Arpe ha voluto lanciare un segnale a favore della conferma di Antoine Bernheim alle presidenza delle Generali dove, anche se le scelte devono essere prese nelle sedi opportune, il management «sta facendo un lavoro molto buono».
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