Pkk, omicidi di Parigi: tra illazioni e ipotesi quale verità dietro le morti?

Da una faida interna a un'azione dei servizi, illazioni e domande si rincorrono. Di chiaro l'uccisione di tre donne curde a Parigi non ha nulla

Fidan Dogan, Sakine Cansiz e Leila Soylemez, uccise a Parigi
Fidan Dogan, Sakine Cansiz e Leila Soylemez, uccise a Parigi

Partiamo dai fatti. La notte tra il nove e il dieci gennaio l'Istituto Curdo di Parigi diventa teatro di un triplice assassinio. Sakine Cansiz, Leyla Soylemez e Fidan Dogan, tutte e tre donne, tutte e tre legate a diverso titolo al Pkk, l'organizzazione curda considerata gruppo terroristico dalla Turchia, vengono uccise brutalmente, freddate da colpi alla testa.

La prima è stata tra le fondatrici del movimento, la seconda è un'attivista. L'ultima, la Dogan, è delegato per la Francia al Congresso nazionale del Kurdistan. A unirle la causa curda. E una morte violenta, che coglie la più giovane di loro nei suoi vent'anni.

Le certezze sul triplice omicidio di Rue Lafayette al momento non vanno molto oltre questi dati. Varcata la soglia, rimangono una serie di dubbi, ipotesi e teorie da applicare ai pochi dati finora noti. E domande. Quelle ci sono, numerose. E arrivano da tutte le parti. Le pongono i membri del Pkk, il governo turco. E pure i francesi, che cercano una risposta a un omicidio scomodissimo avvenuto tra le vie della Capitale.

Le risposte che vuole il Pkk è facile immaginarle. Le riporta la Reuters, citando un testo pubblicato sul sito del partito. I curdi chiedono che si faccia luce - e in fretta - su quanto avvenuto -. Se così non fosse la Francia sarebbe ritenuta responsabile.

Domande arrivano pure dal premier turco. Recep Tayyip Erdoğan ha una domanda sola, scomoda: vuole capire per quale motivo Hollande avesse incontrato più volte - dato confermato dal presidente francese - una delle tre donne del Pkk uccise a Parigi.

Il premier turco lamenta anche la mancanza di cooperazione dell'Europa nella repressione del Pkk. E cita un episodio del 2007. Sakine Cansiz, co-fondatrice del Pkk, fu catturata quell'anno in Germania e rilasciata poco dopo. La verità su quanto accadde la si trova in una serie di documenti diplomatici, in cui si sottolinea che Berlino dovette lasciarla andare. Su di lei pendeva un mandato di cattura dell'Interpol. E una richiesta di estradizione da parte di Ankara. Ma gli elementi per concederla non erano sufficienti, non secondo gli standard minimi europei.

Un'ultima domanda rimane nell'aria, forse la più importante. Si riassume in un "perché". Perché le tre donne sono state uccise?

L'idea di una faida tra curdi è quella su cui punta Erdogan. "Molti ragazzi e bambini sono stati uccisi così", sostiene. E non ha tutti i torti quando cita Mehmet Sener, fidanzato della Cansiz ucciso 22 anni fa. Ad ammazzare Sener fu proprio una discordia tra membri del Pkk. La fazione di Ocalan e l'intelligence siriana lo freddarono.

A giudicare demenziale l'ipotesi della faida sono però alcuni attivisti curdi di peso. Kendal Nezan, chairman dell'Istituto parigino dove le tre donne del Pkk sono state uccise, trova lo scenario improbabile. E a France24 dà un'altra risposta, in un certo senso scontata. "Penso ci siano gruppi radicali nell'esercito capaci di atti simili per difendere il loro Paese". Gli omicidi dunque sarebbero opera dei turchi. Ma a dubitare di questa ipotesi è l'antiterrorismo francese.

Non di meno, sono in molti a essere convinti che lo scopo di chiunque abbia perpetrato le uccisioni sia quello di sabotare la ricomposizione dello scontro tra Ankara e il Pkk. Poche ore prima dei fatti di Parigi, i media turchi avevano parlato di un nuovo via alle trattative e di una road map pronta per essere messa in campo.

Secondo diverse fonti mediatiche - riporta l'Hurriyet Daily News - Sakine Cansiz avrebbe avuto un ruolo attivo nell'incontro di Oslo, che nel 2009 diede il via a un tentativo di risolvere la questione curda. La donna avrebbe incontrato negli ultimi mesi diversi membri dell'intelligence turca. E in passato aveva sostenuto l'abbandono della lotta armata per il Pkk.

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