Il pm: «Speriamo ancora di trovare Yara viva»

Cercare, si cerca. E sperare pure. Ma l’inchiesta sul giallo della scomparsa di Yara rimane uno strano puzzle i cui i pezzi non vogliono saperne di tornare al proprio posto. Dopo l’accelerata impressa dall’arresto del muratore marocchino Mohamed Fikri è arrivata la frenata imposta dalla sua rapida scarcerazione.
Da quel momento l’indagine pare aver imboccato con decisione la marcia indietro. Le piste scartate in fretta e furia tornano buone, quelle più promettenti finiscono in archivio.
La traccia olfattiva di Yara a un’uscita secondaria dalla palestra, ultimo posto in cui è stata avvistata: aveva subito fatto pensare che la giovanissima ginnasta fosse uscita dal centro sportivo in modo furtivo, magari accompagnata o forzata da chi poi l’ha sequestrata. E invece ieri è saltato fuori che si tratta di un’indicazione inutile: il maniglione della porta di sicurezza si trova nella zona di allenamento, la 13enne potrebbe averla toccata in qualsiasi momento mentre si trovava dentro la palestra, lasciando impressa la traccia «intercettata» dai cani. Oltretutto ci sono due testimoni che giurano di aver visto Yara uscire dalla porta principale.
E poi c’è il ruolo del «testimone immaginario» Enrico Tironi. Dalle informazioni in possesso del Giornale, è apparso subito chiaro le indicazioni date dal 19enne vicino di casa dei Gambirasio non fossero poi così immaginare. E il Giornale aveva anche svelato che della denuncia a carico di Tironi per procurato allarme non c’era traccia. Circostanza che ieri ha trovato conferma. Tanto che Tironi è stato ascoltato ieri presso la Questura di Bergamo (è il suo quarto interrogatorio) che, com’è noto, ha aperto un’indagine alternativa a quella dei carabinieri naufragata con l’arresto sbagliato di Fikri.
Altre tessere del puzzle in ordine sparso, che tornano a saltar fuori dopo che erano state troppo frettolosamente sistemate in posizione improbabili. Indietro tutta dunque, verso i sospetti della prima ora. Un percorso che sulla carta non lascia troppe speranze per la sorte della ragazzina sparita. Ma anche questo assunto è tutto da verificare. Ieri, infatti si è tenuta la prima conferenza stampa del procuratore aggiunto Massimo Meroni che in questo periodo è alla guida della Procura di Bergamo. A dominare è un misto di sconforto e di speranza, perché, dopo due settimane di indagini dalla scomparsa a Brembate Sopra il 26 novembre, il magistrato comunica che, allo stato «non c’è nessuna ipotesi preferibile a un’altra».


Ma Meroni aggiunge anche un elemento di speranza, sottolineando che gli inquirenti stanno lavorando «concretamente nella speranza di riportare questa bambina viva alla sua famiglia». «Viva - e Meroni lo pronuncia due volte - perché non ci sono elementi seri, fortunatamente, di senso contrario». E l’ipotesi di omicidio messa per iscritto sull’atto di fermo di Fikri? Marcia indietro anche su quella.

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