Enrico Lagattolla
«Nel mondo giudiziario capitano cose incomprensibili». Jacopo Pensa, uno dei più noti avvocati penalisti milanesi, ne è convinto: contro Emiliano Santangelo, luomo che ha ucciso Deborah Rizzo dopo averla violentata e molestata per anni, «era necessario intervenire».
Avvocato Pensa, che idea si è fatto della vicenda?
«È chiaro che siamo di fronte a una persona che ha dato prova nel tempo di poter essere pericolosa. Bisognava intervenire».
Come?
«Purtroppo, manca il coraggio di adottare certi provvedimenti. Quanto successo in passato avrebbero giustificato una misura cautelare».
Santangelo ha avuto quasi dieci anni per elaborare la sua ossessione.
«I reati di carattere sessuale hanno la caratteristica che il persecutore, durante la detenzione, sviluppa una mania che può sfociare in gravi episodi di violenza. È necessaria unindagine psichiatrica sul soggetto, per capire se si sia trattato o no di un raptus. Indagine che andava fatta già in occasione della sua precedente reclusione».
La magistratura ha fatto quanto era in suo potere?
«Contro le molestie, non sempre il cittadino è tutelato. Alcuni episodi non vengono considerati abbastanza gravi da determinare delle misure cautelari. E questo dipende sia dagli strumenti forniti dalla giurisprudenza, sia da una certa pigrizia di alcuni magistrati».
È possibile individuare delle responsabilità?
«Ora è necessario vagliare tutti i passi di questa vicenda, per capire se lepisodio fosse prevedibile, come dicono. Di certo, sono situazioni in cui va fatta prevenzione. Può essere responsabile anche il pubblico ministero che non prende sul serio denunce di questo genere, o che non agisce con serietà e buona volontà.
«Pochi strumenti e giudici pigri Bisognava arrestarlo prima»
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