Polemiche sui farmaci del premier

La cura a base di anticoagulanti. Il ricovero - in ambulanza - in un ospedale lontano, troppo lontano da Neghev, luogo in cui Ariel Sharon si trovava la notte in cui si è sentito male. I media israeliani iniziano a sollevare dubbi e polemiche sul trattamento della malattia del premier 77enne.
Quando il 18 dicembre un ictus «leggero» colpisce Sharon, gli viene prescritta una cura con farmaci anticoagualanti: per evitare il formarsi di nuovi emboli. Due iniezioni al giorno. «Una una cura quasi d'obbligo altrimenti c'è il grande rischio della formazione di nuovi grumi di sangue nel cervello», dice il professor Aharon Grossman, neurologo. Ma c’è anche chi sostiene l’esatto contrario. Che questi anticoagulanti potrebbero avere facilitato l'insorgere della massiccia emorragia cerebrale e reso più difficile l'operato dei neurologi per arrestarla. «Sicuramente queste iniezioni non gli hanno giovato», si legge sul quotidiano Haaretz, in un’intervista al neurologo Yonathan Streifler del centro medico Rabin.
Polemiche anche sul trasporto e la scelta dell’ospedale. La notte fra il 4 e il 5 gennaio, colpito da un malore mentre si trova nella sua fattoria nel Neghev, si decide di non trasportarlo nella struttura più vicina, il Soroka a Beersheva. Il premier è portato all'Hadassah, a Gerusalemme, in ambulanza. Perché non si è chiamato un elicottero? Il suo medico curante, dicono i responsabili, non ha ritenuto il malore tanto grave da imporre un ricovero al vicino Soroka. E poi, nell’ospedale di Gerusalemme, il giorno successivo, (ieri ndr) per il premier è già fissato un intervento al cuore.

Ma l’ambulanza? Chiamare un elicottero, dicono i responsabili, richiede alla fine gli stessi tempi di un’ambulanza: un’ora. E poi i medici temono che gli scossoni di un trasporto in elicottero possano peggiorare le condizioni del premier. Che ora lotta fra la vita e la morte.

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