Polieuto

Era un greco che militava col grado di ufficiale nella legione romana XII Fulminata di stanza a Melitene in Armenia. Il suo amico e collega Nearco, che era cristiano, lo convinse ad abbracciare la nuova religione. Ma nel 249 arrivò l’editto persecutorio dell’imperatore Decio, che impose ai militari di prendere parte pubblicamente al culto ufficiale pagano. Solo che, la notte precedente, Polieuto aveva sognato Cristo che cambiava la sua clamide di ufficiale con un’altra dell’esercito celeste. Così, quando la mattina lesse il proclama imperiale appeso alla bacheca, preso dall’ira per quell’assurda ingiustizia ci sputò sopra. Purtroppo l’aveva fatto davanti a tutti, così finì arrestato. Invano sua moglie Paolina e suo suocero Felice, che era proconsole, cercarono di convincerlo a eseguire il prescritto sacrificio. Anche Nearco si era rifiutato di obbedire all’editto ed era stato arrestato. Tutti e due vennero degradati, torturati e infine decapitati. La vicenda del martire Polieuto fu utilizzata dal celebre drammaturgo francese Pierre Corneille nel XVII secolo per una tragedia intitolata appunto Polyeucte. I re merovingi solevano chiudere i loro trattati con un’invocazione a tre santi che sarebbero stati i giudici vendicatori di ogni infrazione agli accordi presi. Erano s. Ilario, s. Martino e, appunto, s. Polieuto.

Naturalmente il santo di oggi fa parte della nutritissima schiera che il sottoscritto ha accorpato nel suo libro I Santi militari (Estrella de Oriente). Si fa un gran parlare di pace, oggi come oggi; resto convinto che i suoi migliori guardiani siano i militari.

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