
L’Italia è un Paese strozzato dalle tasse? Non esattamente, almeno secondo i numeri. Nel 2024, su quasi 43 milioni di dichiarazioni dei redditi presentate, soltanto 11,6 milioni di contribuenti – circa il 27% del totale – versano oltre tre quarti dell’intero gettito Irpef. È quanto emerge dall’ultimo Osservatorio sulle dichiarazioni dei redditi ai fini Irpef, curato dal Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali con il sostegno di Cida (Confederazione Italiana Dirigenti e Alte Professionalità), e presentato nel corso del convegno "Il difficile finanziamento del welfare italiano", tenutosi alla Camera dei Deputati.
Secondo l’analisi, a partire dai dati forniti dal ministero dell’Economia e dall’Agenzia delle Entrate, su una popolazione residente di circa 59 milioni di persone, sono stati 42,57 milioni i cittadini che hanno presentato la dichiarazione dei redditi. Tuttavia, il numero di coloro che hanno effettivamente versato almeno un euro di Irpef si ferma a 33,54 milioni. Il carico fiscale risulta quindi distribuito in modo diseguale: per ogni contribuente attivo, ci sono 1,386 abitanti, molti dei quali non versano alcuna imposta diretta.
L’Osservatorio rimarca che il 76,87 per cento dell’intera IRPEF è a carico di circa 11,6 milioni di contribuenti, mentre i restanti 31 milioni (il 72,59 per cento del totale) versano complessivamente solo il 23,13 per cento del gettito. Sommando le dichiarazioni con redditi fino a 29mila euro lordi annui – la fascia più numerosa – emerge un quadro fiscale caratterizzato da forte concentrazione del prelievo su redditi medio-alti. "La fotografia di un Paese in cui in realtà sono pochi a pagare per tutti", si legge nel report: "Non siamo un Paese 'strozzato' dalle tasse, ma un Paese in cui il peso del fisco è concentrato su una minoranza di contribuenti". Secondo il Presidente del Centro Studi Alberto Brambilla "una fotografia più vicina a quella di un Paese povero che di uno Stato membro del G7, e che parrebbe oltretutto poco veritiera guardando a consumi e abitudini di spesa degli italiani".
Analizzando la parte alta della distribuzione reddituale, emerge che solo l’1,65% dei contribuenti (circa 700mila persone) dichiara redditi oltre i 100mila euro, ma contribuisce per il 22,43% dell’intera Irpef. I soggetti con redditi tra 55mila e 100mila euro (circa 1,77 milioni) versano il 17,88% del totale. Sommando questi due segmenti (5,82% dei contribuenti), si arriva a oltre il 40% del gettito complessivo. Se si includono anche i contribuenti tra 35mila e 55mila euro, la quota complessiva sale al 63,71% dell’Irpef. Allargando ulteriormente il campo ai redditi tra 29mila e 35mila euro, il 27,41% dei contribuenti è responsabile di oltre tre quarti del gettito. “Poco più di 7 milioni di contribuenti con redditi superiori ai 35mila euro si fanno carico del finanziamento del welfare state" sottolinea ancora il Centro Studi.
Il totale dei redditi dichiarati nel 2023 (anno fiscale 2022) ammonta a 1.028 miliardi di euro, con un gettito Irpef netto pari a 207,15 miliardi, in aumento del 9,43% rispetto all’anno precedente. Di questo, l’89,9% (185,58 miliardi) proviene dall’Irpef ordinaria. Il numero di dichiaranti è in crescita, raggiungendo un livello superiore anche rispetto al picco registrato nel 2008. In aumento anche i contribuenti con redditi tra 20mila e 29mila euro (circa 9,7 milioni), così come quelli sopra i 29mila euro. In calo, invece, le dichiarazioni sotto i 20.000 euro, scese da 22,3 a 21,2 milioni.
“Meno di un terzo dei contribuenti sostiene da solo oltre tre quarti dell’IRPEF. È una sproporzione che non possiamo ignorare” l’ analisi del presidente di Cida Stefano Cuzzilla: “Non è un sistema progressivo, ma un meccanismo che concentra il peso fiscale su una minoranza e lascia il resto del Paese sulle spalle di pochi. Chi guadagna dai 60 mila euro in su, di fatto, finisce sempre per pagare per due: per sé e per chi resta totalmente a carico della collettività. È la trappola del ceto medio: molti ricevono senza dare, pochi danno senza ricevere. Ed è su questi pochi che regge l’intero welfare italiano". Secondo Brambilla, un altro elemento di riflessione riguarda il fatto che il 43,15% degli italiani non dichiara alcun reddito e quindi non paga né imposte né contributi. Si tratta di oltre 1,18 milioni di soggetti che, nel 2024, hanno presentato dichiarazioni con reddito nullo o negativo – in aumento di 170mila unità rispetto all’anno precedente.
Cuzzilla ha infine rilanciato un appello alla politica: “Si dice spesso che l’Italia sia un Paese oppresso dalle tasse. Ma è davvero così? I numeri dicono di no. Il problema non è che tutti paghino troppo, ma che pochi paghino per tutti. Quasi un cittadino su due non versa nemmeno un euro di Irpef, e così poco più di un quarto dei contribuenti si fa carico da solo di quasi l’80 per cento dell’imposta.
È come in una squadra di calcio: se solo tre giocatori corrono e gli altri otto guardano, non si vince nessuna partita. Questo squilibrio logora il ceto medio, scoraggia i giovani e mette a rischio il futuro del Paese”.