La stanza di Feltri

La pace non può essere difesa con le bombe

Non è stata soltanto l'aggressione dell'Ucraina da parte della Russia a fare insorgere nell'umanità, in particolare negli europei, il timore di un disastro nucleare

La pace non può essere difesa con le bombe

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Direttore Feltri, gradirei che dicesse la sua in merito a una tendenza che mi ha sorpreso e anche impensierito: gli italiani desiderano munirsi di bunker in cui rifugiarsi in caso di conflitto atomico e in Lombardia sarebbero già migliaia le strutture private di questo genere edificate negli ultimissimi anni nel giardino di casa da aziende specializzate e dedite proprio a questa tipologia di costruzioni. Mi sembra di essere tornato al periodo della Guerra fredda, che fu oscuro per tutti noi, come lei stesso ricorderà bene. Corriamo davvero il rischio di una catastrofe globale di questo tipo?

Enrico


Caro Enrico, non è stata soltanto l'aggressione dell'Ucraina da parte della Russia a fare insorgere nell'umanità, in particolare negli europei, il timore di un disastro nucleare, ma sono persuaso che sull'aumento del nostro senso di insicurezza abbia inciso anche la pandemia, la quale ci ha dimostrato o insegnato che pure quello che reputiamo impossibile può accadere. Ecco perché oggi consideriamo probabile ciò che fino a due anni addietro ci pareva inverosimile, quindi anche l'annientamento del genere umano, della vita intera, a causa dell'uso degli armamenti nucleari di cui dispongono, tra gli altri, sia la Russia sia gli Stati Uniti, che sono ancora due contrapposti blocchi che si fronteggiano, prima gelidamente, adesso sempre più apertamente, e che in fondo non hanno mai davvero cessato di contrastarsi. Nasce inevitabilmente in ciascuno di noi il terrore che questo equilibrio già precario di forze possa da un momento all'altro spezzarsi e che uno dei due nemici possa compiere quella prima mossa che innescherebbe una reazione immediata da parte dell'altro. Siamo davvero attaccati a un filo sottile e, affermando ciò, non intendo di certo acuire la paura collettiva, piuttosto solamente riconoscerne le cause. Quando gli individui sono impauriti ripiegano su loro stessi, si chiudono, si ritirano, sollevano muri che li possano proteggere dall'ambiente esterno, dunque la costruzione del bunker ha anche un valore simbolico, a mio avviso, essa è indice di una scarsa fiducia che l'uomo ripone nell'uomo e anche nel domani. Un segno dei nostri tempi, che come ho spiegato poc'anzi deriva, a mio modesto parere, altresì dalla epidemia mondiale che abbiamo appena superato e che ci ha lasciato ferite, forse addirittura traumi. Ecco perché non mi meraviglia che sempre più gente tragga conforto dal disporre di un rifugio antiatomico, munito di provviste, spartano eppure sufficiente a salvarle la pelle, ad assicurare la sopravvivenza quantomeno del proprio nucleo familiare. Dovremmo rimettere in discussione certe nostre convinzioni. Siamo convinti, ad esempio, che a impedire il terzo conflitto mondiale durante la Guerra fredda abbia concorso innanzitutto il cosiddetto equilibrio del terrore, o il principio della deterrenza atomica, la sicurezza basata sulla possibilità di una minaccia istantanea di rappresaglia di un blocco nei confronti dell'altro se questo avesse per primo attaccato, per cui ciascuna delle due superpotenze riteneva che fabbricare armi nucleari potesse paradosso assicurare la pace, da qui la corsa agli armamenti. Ma siamo sicuri che le armi possano garantire la pace? È una contraddizione in termini. Per questo sono pure contrario al massiccio invio di armi in Ucraina, sarebbe preferibile, secondo me, piuttosto che inasprire la guerra, fare di tutto a livello diplomatico perché si giunga alla pace, per il benessere collettivo. Insomma, la Guerra fredda è finita ma noi ragioniamo ancora come se la stessimo attraversando: crediamo tuttora che le armi, incluse quelle nucleari, impediscano la guerra mondiale, poiché ciascuno teme che l'altro possa utilizzarle quindi per ciò stesso non le impiega. Ma le armi nucleari non evitano la guerra e neppure la guerra mondiale, bensì di fatto possono semmai dare origine a un conflitto distruttivo per l'intera umanità. Esse non sono un solido e sempre efficace strumento preventivo di deterrenza. Se esistono, di fatto possono essere adoperate. Punto. È logico. È fattuale. E i cittadini avvertono questo pericolo, che non è una fobia immotivata, illogica, infondata, folle, ingiustificata.

Basti ricordare che soltanto qualche mese fa, ovvero a gennaio scorso, l'orologio metaforico dell'apocalisse degli scienziati atomici, il Doomsday Clock, è stato impostato a 90 secondi dalla mezzanotte, tale valore non era stato raggiunto nemmeno durante le fasi di maggiore tensione della Guerra fredda ed esso indica il concreto rischio che la situazione possa del tutto sfuggirci di mano. E se la fine del mondo è così vicina per gli esperti, perché mai non dovrebbe esserlo pure per chi esperto non è? Chi di noi ora può dire che questo non avverrà mai in quanto impensabile?

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