Politica estera

Il trumpiano Matt Gaetz getta nel caos il partito repubblicano

La fronda trumpiana guidata dal deputato della Florida ha ottenuto la cacciata dello speaker repubblicano McCarthy. Chi è davvero il capo dei ribelli?

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Il trumpismo colpisce ancora e lo fa appiccando l’incendio in casa. Questo è più o meno quanto successo al Congresso negli ultimi giorni. 96 ore di passione per lo speaker repubblicano della Camera Kevin McCarthy che qualche anno fa, ironia del destino, illustrava le asprezze e gli intrighi della politica all’attore Kevin Spacey impegnato nelle riprese della fortunata serie televisiva House of Cards.

Per McCarthy la casa di carte è cominciata a franare quando il partito democratico è intervenuto sabato scorso in suo soccorso salvandolo dalle grinfie della fazione più oltranzista interna al Gop ed evitando così al Paese anche lo shutdown del governo. Martedì sera la “gang degli otto” guidata dal deputato Matt Gaetz è tornata però alla carica sferrando il colpo mortale che per la prima volta nella storia ha portato alla defenestrazione dello speaker. Si apre quindi adesso un vuoto istituzionale che avrà conseguenze ben oltre la città attraversata dal Potomac.

La rivolta di un piccolo gruppo di deputati repubblicani è solo l’ultimo atto di uno stato di agitazione interna al partito cominciata nel 2010 all’indomani della crisi finanziaria con il movimento del Tea Party. Allora i conservatori ottennero la maggioranza alla Camera sull’onda del risentimento popolare per i salvataggi ottenuti con i fondi pubblici e per la riforma sanitaria voluta dal presidente democratico Barack Obama. Questa forma di populismo, intercettata poi da Donald Trump, era nata con l’intento di richiedere maggiore controllo sulle spese del governo federale ma si è trasformata presto in una scheggia impazzita spingendo altri predecessori di McCarthy, John Boehner e Paul Ryan, a gettare la spugna.

Matt Gaetz, Andy Biggs, Ken Buck, Tim Burchett, Eli Crane, Bob Good, Nancy Mace e Matt Rosendale. Questi i nomi dei frondisti che hanno gettato il partito che fu di Ronald Reagan nello scompiglio. Il Wall Street Jounal, un punto di riferimento per i conservatori americani, ha pubblicato un duro editoriale in cui rimprovera ai corsari della Camera di “aver ottenuto il caos che volevano senza aver chiaro cosa speravano di raggiungere (davvero)” e registra inoltre “lo stato di degrado del Gop in questo tempo della rabbia”.

I riflettori ora sono tutti per Matt Gaetz, il quarantunenne deputato del Sunshine State a capo della “gang degli otto” che per molti commentatori rappresenta la versione conservatrice della fazione guidata a sinistra dalla democratica Alexandra Ocasio-Cortez. Il deputato ha seguito le orme del padre, anche lui impegnato in politica, venendo eletto nel 2016. Nella stringata biografia sul social X si definisce “un uomo della Florida, nato per la battaglia”.

La carriera politica di Gaetz è legata a doppio filo al successo di Trump per il quale professa la massima lealtà. Come il suo riferimento politico, il deputato ama trovarsi al centro delle polemiche. Nel 2018 invita un negazionista dell’Olocausto al discorso presidenziale sullo stato dell’Unione e un anno più tardi assume un ex speechwriter della Casa Bianca che aveva partecipato ad una conferenza di nazionalisti bianchi.

Alcuni fanno risalire l’odio personale manifestato da Gaetz nei confronti di McCarthy ad uno scandalo che aveva investito lo stesso deputato. L’ex speaker aveva infatti autorizzato l’avvio di un’indagine da parte della Commissione etica per il rappresentante della Florida sospettato di aver avuto rapporti sessuali con una escort di 17 anni. Anche se il Dipartimento di giustizia aveva lasciato cadere le accuse, per Gaetz McCarthy era diventato dunque un dead man walking.

Spesso il deputato della Florida è apparso insieme alla sua collega della Georgia Marjorie Taylor Greene, eletta nel 2021 e sostenitrice delle farneticanti teorie cospiratorie del gruppo QAnon. Dopo l’assalto al Congresso del 6 gennaio, il duo di oltranzisti trumpiani ha organizzato un “America first” tour appoggiando le accuse di brogli elettorali del tycoon. A sorpresa la deputata, pur comprendendone le ragioni, non si però unita al compagno di avventure e ha votato contro la mozione di sfiducia che ha deposto lo speaker McCarthy.

Gaetz non vuole essere amato. Un suo collega di partito, Carlos Giménez, lo ha definito in un’intervista alla Fox News “il repubblicano preferito da Joe Biden”. Il deputato non si cura delle critiche e tira dritto. È nato a Hollywood, in Florida non in California, e forse in fondo ha in mente un altro film. Un posto da governatore per cominciare, sospettano in molti. Nel frattempo, Gaetz si gode la parte da attore principale rubando per una volta la scena al suo idolo Donald Trump.

In attesa del prossimo ciak.

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