"In politica servono solo donne belle: non hanno rancori"

Parla l’ex soubrette oggi consigliere di Alemanno: "I reati dei romeni? Colpa del permissivismo italiano"

"In politica servono solo donne belle: non hanno rancori"

Arriva sulla Smart, accosta di scatto, sporge la testa maliarda e ordina: «Salga». Riparte a razzo, esce dal traffico dei Parioli, parcheggia al buio e spegne i fari. Ora, tenetevi forte. Il pilota è Ramona Badescu, ex miss Romania e oggi show girl quarantenne dalle chiome nere. Siamo soli lei e io. Deliziosamente stretti come sardine nell'abitacolo lillipuziano.

Comincia un'intervista estrema. Di notte all'insaputa di tutti, arditamente ravvicinata, io col taccuino sulle ginocchia, lei con una fretta indiavolata perché tra breve ha un appuntamento politico.
«Vorrei essere clonata per essere ubiqua. Con la politica non ho più vita privata», dice e allunga la mano per salutarmi e presentarsi.
«Nessun cicisbeo che l'aspetti?», chiedo inquieto.

«Dopo una storia importante con un costruttore finita un anno e mezzo fa, vivo con una cagnolina, la mia bambina», estrae un astuccio che sulle prime sembra un portasigarette. È invece un portafoto elettronico. Spinge i tasti finché non appare l'immagine della cagnetta. Me la mostra e dice: «Una delle 700 foto che porto sempre con me per documentare quello che dico».

«Con questo, sono 21 anni che è a Roma e ha la cittadinanza. Più romana che rumena?», domando.

«Romana, rumena, Ramona», ride e dice: «La Romania è il primo amore che non si scorda mai. È come la madre. L'Italia è la madre adottiva che mi ha preso in braccio. Stanno alla pari: metà e metà».

«Perché è venuta in Italia?».

«Dopo Ceausescu, le autorità volevano migliorare all'estero l'immagine del Paese. Io ero già nota come attrice e cantante. Potevo scegliere di esibirmi ovunque in Europa. Ho preferito l'Italia da cui i romeni provengono e sono rimasta».

«Viene da una famiglia di attori?».

«Da una famiglia privilegiata. Mio padre, ingegnere, ha molto costruito a Craiova dove sono nata. Avevo un professore di francese, uno di pianoforte. Mi sono laureata in Economia».

«Arrivata in Italia?».

«Sono approdata al Costanzo Show, al Bagaglino, teatro, cinema. Mi sono sposata, ho divorziato ed eccomi qui».

«Da qualche mese è entrata in politica con Alemanno».

«Ho sempre fatto politica in questi anni, sia pure senza patente. In scena ho cercato di trasmettere ciò che della Romania si ignorava. Con Alemanno potrò fare di più».

«Simpatia personale?».

«Ho incontrato Alemanno durante la corsa al Campidoglio. Progressivamente, ha abbandonato il pregiudizio per la donna di spettacolo».

«Lei è di destra?».

«Centrodestra. Ma, vaccinata dall'estremismo di Ceausescu, senza fanatismi. Da voi, la sinistra è una passeggiata rispetto al comunismo delle nostre parti. Tre per la strada erano troppi. Per fare l'albero di Natale dovevamo chiudere le tapparelle».

«Anche i rutelliani le avevano fatto proposte».

«Ho preferito Alemanno. Per l'ideologia, il programma, la persona».

«Che tipo è?».

«Concreto e coerente. Ama la giustizia, combatte l'illegalità. È un uomo duro. Con i capelli sulla fronte e il viso aggrottato sembra Giulio Cesare. Quando lo vedo, gli dico: “Ave Alemanno”».

«Al governo Mara Carfagna, show girl, al comune di Roma, Badescu, attrice».

«Siamo entrambe del Sagittario. Ma lei è ministro e io piccola piccola. Spero però di crescere».

«Politica spettacolo?», stuzzico.

«Metterei al potere solo donne belle. Hanno già ricevuto tanto da Dio che sono serene. Non hanno il rancore delle deluse. La bellezza esterna è anche bellezza interiore», dice e mi prende il braccio per dare peso a quello che dice. Un peso lievissimo, vi assicuro.

«Lei è consigliere personale del sindaco per i rapporti con i romeni. Ha un ufficio in Comune?», domando.

«L'avrò. Per ora mi appoggio al Dipartimento del sociale. È lì che riunisco i miei connazionali. Grazie al responsabile, Giordano Tredicina, sto creando il centralino telefonico multietnico».

«Cos'è?».

«Un numero verde cui i romeni possono rivolgersi. L'avevo proposto anche al sindaco Veltroni. Non ne ha fatto nulla. Forse non gli è sembrato il caso di dare retta a un'attrice». Riarmeggia col portafoto e mi mostra lei con Veltroni.

«Parte dei romeni la contesta. Bella ma inesperta, dicono. Se le va bene. Ma hanno anche detto: “Un'ex comunista che sta con un fascista”».

«Episodio isolato. Una coppia romena mi rimproverò di non essermi fatta viva dopo l'incendio del loro negozio dieci anni fa. Ma allora facevo tv e non mi occupavo di politica. È finita con le scuse e una stretta di mano».

«Era comunista?».

«In Romania lo era chiunque. Non si poteva essere altro. Lo erano certamente anche i miei detrattori. Fingevamo tutti di adorare Ceausescu. Ma evito le polemiche. Mi tolgono energie positive», dice. A furia di parlare i vetri della Smart si sono appannati. Siamo soli al mondo, ma anche alle soglie del soffocamento. Apriamo uno spiraglio.

I rumeni sono sempre più malvisti.
«Colpa vostra».

Oibò, bastonati e colpevoli?
«I delinquenti romeni vengono in Italia per due ragioni. Se fanno uno scippo, qualcosa nella borsa trovano. In Romania, c'è più povertà. Se finiscono in carcere, intanto trovano alloggio e poi escono quando gli pare».

Un colabrodo?
«Un sistema giudiziario troppo permissivo. Tra premi e indulti, una pacchia».

Che fare?
«Tradurre la Costituzione italiana in romeno e distribuirla. Per fare capire diritti e doveri. Poi, condannare in Italia ma fare scontare le pene in Romania. Da noi, il carcere non è un albergo».

I 550mila romeni in Italia, dati 2008 del Viminale…
«Oggi sono più di un milione, fonte Caritas».

… Sono i primi per omicidi, stupri, rapine, furti.
«Per contributi scientifici - al Centro ricerche di Frascati i fisici romeni sono molti -, badanti, imprenditori, ristoratori, avvocati. Sono la vera faccia della Romania».

Sono lo 0,7 della popolazione in Italia ma commettono il 5,7 dei reati. Sei volte più della media.
«Provo solo indignazione e rammarico. Mi chiedo perché solo in Italia e in altri Paesi europei no?».

È lei l'esperta.
«A Roma ci sono pochissime chiese di rito ortodosso dove i disperati possano avere una parola di conforto da un preot, un prete. Noi siamo molto credenti».

I romeni in Italia violano la legge dieci volte più che in Romania. Da noi, un reato ogni dieci romeni. In Romania, uno ogni 103. Sarà l'aria?
«Sono lontani da casa. I genitori non sanno quello che fanno. Vivono come bestie. Ecco perché c'è bisogno dei nostri preti».

Si deve distinguere tra romeni stanziali e nomadi Rom con passaporto romeno?
«Certamente. I Rom sono popoli indiani che secondo i Paesi in cui si fermano formano un'etnia. Noi invece siamo latini. Abbiamo regole opposte. I Rom non mandano i figli a scuola. Per noi, invece, la scuola è essenziale. È il passi per la vita».

Tra i pregiudizi, anche quello delle romene ruba mariti.
«A sfasciare le famiglie sono consumismo e leggerezza negli affetti. Se un rapporto è solido, non c'è romena che tenga. Anche se è vero che siamo dolci e cuciniamo bene».

Lei ha detto che sono le italiane a non sapersi tenere i mariti.
«Dico solo che se un uomo cerca altro vuole dire che in casa non lo trova. Io, Ramona, al mio uomo do tutto, lo amo, lo difendo. Non mi vede in pantofole ma col suo dolcetto preferito pronto. L'uomo va coccolato, tenuto con cura e delicatezza».

Lei pure rientra nello stereotipo. In Italia, ha accalappiato un signore maturo, l'ha fatto divorziare e l'ha sposato.
«Era già divorziato ed è stato un grande amore. Incontrato in aereo. Ogni mattina mi mandava fiori, come fosse abbonato al fioraio».

Era ricco e di 25 anni più anziano. Interesse?
«Il matrimonio non è durato un giorno, ma sette anni e a lui ho dato notorietà. Mai avuto bisogno di un uomo alle spalle. Sempre fatto da me».

Grazie a lui ha preso la nazionalità italiana.
«Un matrimonio non si riduce a una nazionalità, che avrei avuto comunque».

Poi, come le italiane che lei rimprovera, non ha saputo tenerselo.
«In certi casi, meglio perdere che trovare (ghigno amaro)».

Che mi dice, sfascia famiglie che non è altro, del suo flirt col premier romeno - oggi ex -, Tariceanu?
«Montatura elettorale dei giornali romeni. Conosco sia lui sia la moglie. L'abbinamento con una falsità mi ha infastidito. Non sono di quelle che basta si parli di lei, purché si parli».

Il politico italiano che le piace di più?
«Sofia Loren. Ha fatto tante cose per l'Italia nel mondo. Ha pubblicizzato la cultura, la donna che si dedica alla casa, il cuore, la pizza. Non mi piace la politica politicante, ma quella del fare».

Tra i politici veri?
«Andreotti. Rappresenta l'arte del governo. Il mistero, i baci dati e non dati».

Tra le donne in politica?
«Mara Carfagna e Stefania Prestigiacomo. In ogni nucleo, la donna è essenziale. In Romania diciamo: “L'uomo è la testa. La donna, il collo che la fa girare dove vuole”. Basta trovare quella giusta».

Aspetta il principe azzurro?
«Come ogni donna. Ma, stavolta, se viene, deve essere quello giusto. E lo avverto…».

Di che?
«Voglio anche il principino».

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