Cultura e Spettacoli

Tanto rumore per nulla: a sette americani su 10 The Interview non fa ridere

Quasi un'ora e mezza di gag stupidotte. Che l'amor patrio ha trasformato in cult

Tanto rumore per nulla: a sette americani su 10 The Interview non fa ridere

Se questo non è marketing. Con la scusa del dibattito geopolitico mondiale, un film buffo e un po' idiota come « The Interview », farsa pop diretta dai canadesi Seth Rogen ed Evan Goldberg, che ha fatto imbufalire la Corea del Nord per la presa in giro del despota Kim il Terzo, a Natale ha portato in casa Sony oltre un milione di dollari. Invece d'intrupparsi nei multiplex, gli americani hanno assaltato le 332 sale indipendenti, che proiettavano i 112 minuti di gag scioccherelle, assurte a rango d'opera patriottica, solo perché nel botta e risposta tra Washington e Pyongyang, Obama ha spronato la Sony a distribuire la presa in giro del despota paffuto. Chi se ne frega dei cyberattacchi, ha mandato a dire il Presidente, per la Commissione nazionale di difesa coreana «una scimmia nella giungla». Così, 750.000 persone nel mondo hanno scaricato online il cinepanettone più chiacchierato del momento, che però, passata la prima infatuazione, ha mostrato la corda. L'operina, che narra la voglia di scoop di due giornalisti balordi - Dave Skylark, interpretato da James Franco e Aaron Rapaport, alias Mister Rogen, mandati dalla Cia a eliminare Kim Jong-un -, s'è rivelata una bufala. E Seth Rogen doveva saperlo, se, alla prima losangelina al «Silent Movie Theather», ha ringraziato con un: «Grazie, fottutamente tanto, a tutti, per essere venuti. Credevamo che non sarebbe mai successo». Stando al sondaggio di « Variety », la Bibbia di Hollywood, 7 americani su 10 dichiarano « The Interview » «culturalmente insensibile», sottolineando che la pochade «non rappresenta il cinema di Hollywood, né l'atteggiamento americano in modo positivo». Non siamo dalle parti della Russia, che bolla il film come «scandaloso», ma poco ci manca. Su twitter chi scrive: «Non c'è di che hackerare lo studio» e chi: «Mica è Bergman».

Comunque, ha vinto l'export Usa più gettonato di sempre: la cultura pop.

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