Adesso anche il Movimento 5 Stelle si è stufato di Saviano

In un convegno sulla mafia a Montecitorio, la vicepresidente pentastellata della Camera Maria Edera Spadoni critica il racconto del crimine fatto in certi romanzi e fiction

Roberto Saviano al Salone Internazionale del Libro
Roberto Saviano al Salone Internazionale del Libro

Una critica velata, indiretta, con destinatario, forse, Roberto Saviano. Eccola: "Sul piccolo schermo vediamo camorristi che vanno a Londra o abitano in ville bellissime. A me questa rappresentazione acritica non piace. Specie se è diretta a un pubblico giovane senza strumenti per contestualizzare il racconto". Sono le parole di Maria Edera Spadoni, vicepresidente della Camera dei Deputati. L'esponente del Movimento 5 Stelle è stata tra i protagonisti - insieme al compagno di partito e ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e al magistrato Nino Di Matteo - del convegno a Montecitorio"Lo sguardo dei ragazzi sui valori della democrazia".

Un incontro nel quale si è parlato di mafia e antimafia e nel quale la pentastellata, così come riportato da Il Tempo, ha criticato il racconto del crimine e della malavita fatto in certe fiction che "mitizzano il boss o lo dipingono come una figura altolocata".

Insomma, nel mirino ci sono finite – anche se non vengono direttamente nominate – tutte quelle serie (come Suburra o come Gomorra, nata dalla penna e dal romanzo di Roberto Saviano) che esalterebbero i boss mafiosi. E qui, la Spadoni – dopo aver applaudito alla scelta del governo di inserire la storia dell'antimafia tra le materie di studio a scuola, si chiede: "Perché non raccontare anche le vite dei giudici?". Proprio come quella di Nino Di Matteo che dal 2012 è presidente dell'Associazione Nazionale Magistrati di Palermo e che a causa del suo mestiere vive e lavora sotto scorta dal 1993.

Queste la parole della Spadoni rilasciate al Tempo: "Preferisco fare un discorso in generale, senza citare opere singole, altrimenti si alzerebbe un polverone. Certo, Gomorra l'ho visto anche io, e devo ammettere che in quella serie lo Stato è assente. Così non si fa certo un buon servizio a chi combatte il crimine ogni giorno…".

Dunque, la vicepresidente Camera chiosa così: "Io non penso che la diffusione di certe opere vada fermata, magari per nascondere al grande pubblico l'esistenza della mafia. Anzi, è importante che certi racconti siano fatti. Solo, in maniera più equilibrata e realistica. Contestualizzando il fenomeno criminale […] Il pubblico, specie quello più giovane, è affascinato da certi personaggi per come vengono rappresentati e perché non ha ancora il sufficiente spirito critico per conoscere l'altro lato della medaglia.

Tuttavia, mi chiedo: siamo sicuri che dall' ltro lato della barricata, quello dello Stato, non ci siano storie molto più affascinanti da raccontare? Non sarebbe bello, per fare un esempio, realizzare un film su un personaggio come Nino?".

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