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Adolescenti più depressi tra solitudine e web

L a Società Italiana di Farmacia Ospedaliera ha reso noto che la media nazionale dei ricoveri per problemi psichiatrici negli adolescenti è salita a 27 al giorno. L'Organizzazione Mondiale della Sanità lo aveva già previsto anni fa.

La percentuale di bambini e adolescenti con vati gradi di disabilità, legata a disturbi mentali, è destinata ad aumentare, per raggiungere il 20% nel 2020. La depressione è in crescita costante e si presume che nel 2030 sarà la patologia cronica più diffusa tra i giovanissimi.

È credenza popolare che soffrano di disordini mentali solo gli adulti, nonostante i disturbi psichici nel bambino siano ormai un'evidenza scientifica. Un altro pregiudizio riguarda l'eziologia della malattia. C'è chi sostiene che la causa sia sempre ambientale e chi, invece, propende in ogni caso per quella organica. In realtà si tratta comunemente di disturbi multifattoriali, in cui concorrono vulnerabilità ambientali e genetiche.

La velocità con cui adesso sta aumentando la psicopatologia nei giovani è però un chiaro segno che il cambiamento dell'intera società, usi e costumi modificati così repentinamente, cancellando certezze consolidate da secoli, abbia influito in modo preponderante e negativo sulla crescita dei bambini e degli adolescenti. I giovani di oggi affrontano da soli una nuova realtà. Le madri sono al lavoro, i padri depotenziati, le famiglie si disgregano, le amicizie s'intrecciano sul web e il sesso s'impara con la pornografia su internet. Alle vecchie dipendenze da sostanze si sono aggiunte le nuove addiction: quella dal web e dal gaming on line, ragazzini che passano ore ed ore a giocare connessi alla rete e ad altri coetanei con cui è precluso il contatto fisico e quindi vera emozione.

Nell'adolescenza i giovani hanno il compito gravoso di formarsi un'identità, imparare a gestire impulsi sessuali, emotività e relazioni sociali, acquisire le competenze strategiche che servono per essere efficaci nello studio e nella risoluzione dei problemi comuni. Per rendere concreto tutto questo è necessaria la guida di un adulto con cui è possibile l'identificazione, lo scambio e la condivisione di una realtà che sia percepita e conosciuta, almeno in parte, da entrambe le generazioni. Parenti ed insegnanti non possono più svolgere il ruolo di mediazione tra l'ambiente esterno e la gioventù perché il gap generazionale è troppo profondo. Senza guida e mediazione il giovane si ritira dalla società, cui preferisce quella digitale che ha un impatto emotivo più superficiale.

In Giappone li chiamano Hikikomori, si escludono volontariamente dalla comunità per ritirarsi nel virtuale.

Sono un milione, depressi, soli, spesso ossessivi-compulsivi e soffrono di manie di persecuzione.

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