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Adozioni gay, Renzi tira dritto e Grillo fa un'altra retromarcia

Sulla legge Cirinnà il Pd respinge l'ultimatum di Alfano: si va avanti come previsto Intanto l'ex comico si corregge: libertà di coscienza solo sulla «stepchild adoption»

Adozioni gay, Renzi tira dritto e Grillo fa un'altra  retromarcia

Roma Mentre il Pd, sotto la regia di Renzi, va dritto per la sua strada ignorando gli ultimatum (un po' scarichi) di Angelino Alfano contro le unioni civili, Beppe Grillo fa una nuova capriola. Presi probabilmente di sorpresa dal dissenso nei gruppi parlamentari e dalla rivolta della base, l'ex comico e il suo regista Casaleggio cambiano di nuovo rotta e cercano di recuperare il pasticcio dei giorni precedenti: la «libertà di coscienza» è solo sulle adozioni dei figli del partner, precisano. La legge Cirinnà va invece votata senza se e senza ma. Probabilmente in casa Cinque Stelle si sono resi conto che la loro abile mossa di sabato, oltre a spaccarli, rischiava di fornire un perfetto capro espiatorio al Pd in caso di incidente. Così ieri Grillo è stato spedito a precisare che «in via del tutto straordinaria Grillo e Casaleggio, in qualità di garanti del Movimento, si sono assunti la responsabilità di rinunciare a un ulteriore voto sul blog e di lasciare ai portavoce la libertà di decidere sulla stepchild adoption secondo coscienza».

Ma sul ddl Cirinnà si vota a favore.Il Pd intanto si prepara alla battaglia d'aula, che inizierà domani pomeriggio in Senato, dopo un martedì dedicato ancora tutto al dibattito generale e agli esercizi di dizione dei senatori, alle prese con la impervia pronuncia di stepchild adoption. Ieri mattina Matteo Renzi ha riunito come ogni lunedì a Palazzo Chigi lo stato maggiore democrat (c'erano i capigruppo, il ministro Boschi, i vicesegretari) per fare il punto sulla settimana parlamentare. E non ha lasciato spazi a dubbi: la reiterata richiesta di Alfano e di Ncd di stralciare le adozioni (ieri è tornata alla carica il ministro Beatrice Lorenzin, proponendo che la questione venga esaminata in un apposito disegno di legge) non viene neppure presa in considerazione: «Si va avanti come stabilito, non abbiamo alcuna ragione per ripensarci», ha tagliato corto il premier. Anche perché, spiega un dirigente Pd, «Alfano non è neppure in grado di garantire che, ove stralciassimo la stepchild adoption, la legge avrebbe i voti di Ncd: i fondamentalisti tipo Sacconi voterebbero contro comunque». Quanto ai Cinque Stelle, «erano inaffidabili prima e restano inaffidabili ora», nota il capogruppo alla Camera Ettore Rosato.

Quindi il Pd deve serrare al massimo le proprie file e sfidare la sorte in aula. Il dissenso cattolico interno, in realtà, è assai più limitato di quel che sembrasse: dei 30 senatori contrari, solo una parte resta su una linea oltranzista. Ma anche contandoli tutti contro, le adozioni potrebbero avere una maggioranza attorno a 180, aggiungendo ai voti Pd quelli di gran parte dei grillini, del Misto, dei verdiniani e del gruppo Autonomie.L'incognita resta il voto segreto, e il Pd punta a limitarlo il più possibile: «Visto che ogni gruppo lascerà libertà di coscienza, ogni senatore può votare come crede e la trasparenza delle scelte converrebbe a tutti», dice Beppe Lumia. Il timore è che nel buio dell'urna si scarichino invece i malumori di chi (tra i grillini ma anche nella minoranza Pd) non vede l'ora di assestare un calcio negli stinchi a Renzi.

L'ultima parola spetterà al presidente Grasso, che deciderà quali e quante modifiche verranno votate in segreto. Intanto il Pd tiene di riserva il «canguro», arma finale da usare se la Lega non manterrà l'impegno a ritirare la sua valanga di emendamenti.

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