Per agevolare le banche l'esecutivo alza le accise

Tagliati i costi per il recupero degli immobili all'asta. La copertura? Dalle solite tasse

Per agevolare le banche l'esecutivo alza le accise

Roma - Se le banche recuperano più in fretta i crediti grazie agli immobili finiti all'asta, i cittadini dovranno preoccuparsi per un aumento delle accise. È il paradossale combinato disposto del maxidecreto banche con la legge di Stabilità.La norma approvata dal Consiglio dei ministri del 10 febbraio scorso, infatti, prevedeva una facilitazione per gli istituti di credito: l'applicazione di un forfait di 200 euro per il trasferimento di proprietà e diritti reali nell'ambito di una procedura giudiziaria di espropriazione immobiliare o di una procedura di vendita all'asta. Con due banconote da 100 euro si pagano in un colpo solo imposta di registro, catastale e ipotecari fino al 31 dicembre prossimo. Insomma, una piccola facilitazione per far sì che le cessioni vadano più speditamente e le banche possano sgravarsi con la cessione degli immobili delle sofferenze a bilancio. Il principio, va detto, non è sbagliato.È poco giusto, tuttavia, il modo in cui il governo ha deciso di finanziare la copertura di questo sgravio: con la voluntary disclosure. I proventi generati dalle sanzioni applicate alla denuncia su base volontaria dei capitali detenuti all'estero e non dichiarati. Una minisanatoria fiscale che ha generato maxiricavi per oltre 4 miliardi che però sono stati quasi tutti utilizzati. In particolare, circa 1,4 miliardi sono stati usati per bloccare clausole di salvaguardia sulle accise che si sarebbero attivate a fine 2015, mentre altri 2,1 miliardi sono stati indicati tra le coperture della legge di Stabilità 2016. A questi si aggiungono i 220 milioni di minori entrate stimate per il finanziamento dello sgravio sulle imposte di registro. Si arriva così a 2,32 miliardi cui si devono aggiungere gli 1,4 già spesi per un totale di 3,72 miliardi di extragettito impegnato. Se il mercato delle aste si dovesse sbloccare e quei 220 milioni non bastassero, come si evince dalla relazione tecnica del decreto, bisognerebbe rifarsi alle previsioni della Stabilità.Al comma 959, infatti, si prevede che qualora non fosse possibile la realizzazione dell'importo prefissato, entro il 31 marzo il ministero dell'Economia dovrebbe emanare un decreto per aumentare le accise dal primo maggio. Considerata la velocità nell'attuazione delle misure da parte del governo, è chiaro che il Tesoro fino alla fine dell'anno avrà sempre una via d'uscita per evitare un ulteriore incremento della spesa pubblica.L'aspetto singolare della vicenda è che, mentre il governo si affaccenda in tutti i modi, per consentire un miglioramento del sentiment di mercato nei confronti delle banche italiane, gli addetti ai lavori non paiono soddisfatti. Non è solo il caso del Financial Times, che pure ieri ha invocato il bail-in, ma anche del think tank europeo Bruegel che ha pubblicato un report intitolato «Tempi duri per le banche italiane».

La tesi di fondo è che la garanzia pubblica sulle sofferenze cartolarizzate non sia uno strumento molto efficace così come delineato dal decreto. Meglio sarebbe impacchettare assieme alle sofferenze pure i crediti buoni in modo da ripagare con quei flussi le cedole dei bond delle cartolarizzazioni. Secondo Bruegel, insomma, Renzi non l'ha azzeccata. GDeF

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