Airbus precipitato: il mistero dei 50 minuti di silenzio radio

Trovati i primi rottami del jet Egyptair: ci sono anche resti umani. Si segue la pista dell'attentato ma manca la rivendicazione

Airbus precipitato: il mistero dei 50 minuti di silenzio radio

Un «buco» nero nelle comunicazioni radio di 50 minuti prima dello schianto, nonostante le richieste di contatto dei controllori greci. Un atterraggio di emergenza dello stesso aereo nel 2013 aggiunge alla pista del terrore l'ipotesi del guasto tecnico. Resti umani e rottami vengono recuperati in mare dove fra giovedì e venerdì si è inabissato il volo Egyptair da Parigi al Cairo con 66 persone a bordo, tutti morti, ma il mistero sulle cause della tragedia è ancora fitto.

La pista più accreditata è quella del terrorismo anche se non è saltata fuori alcuna rivendicazione e il solito, macabro, festeggiamento sui siti jihadisti. La Bbc ha rivelato che l'ultima comunicazione radio risale a 50 minuti prima dello schianto del volo MS804. L'aereo è scomparso dai radar alle 03.39, ora di Atene. I controllori del traffico aereo della capitale ellenica avevano comunicato con il pilota alle 02.48. Quaranta minuti dopo, alle 03.27, hanno provato a rimettersi in contatto, ma le chiamate sono rimaste inspiegabilmente senza risposta. Chiamati 12 minuti prima dello schianto, non hanno risposto. Alla fine il segnale radar è scomparso, quando l'aereo, dopo due inusuali virate, è precipitato inabissandosi 290 chilometri a nord di Alessandria. «Se confermato il silenzio radio di 12 minuti prima del disastro è sicuramente anomalo. Mi fa pensare ad un atto deliberato: un suicidio o un tentativo di dirottamento» spiega al Giornale, Davide Cenciotti del sito specializzato The Aviationist. A bordo, non a caso, c'erano ben tre sceriffi dell'aria armati. Gli egiziani, che conoscevano questi dettagli, sono stati i primi ad ipotizzare la pista del terrore.

Le manovre anomale che sarebbero state registrate dai radar rappresentano un altro tassello del puzzle. «Un aereo in difficoltà per una decompressione esplosiva può compiere delle traiettorie strane indipendentemente dai piloti» osserva l'esperto di aeronautica militare.

Nel 2013 lo stesso velivolo è stato costretto a un atterraggio di emergenza per il surriscaldamento di un motore. «È un elemento, ma non necessariamente indica una pista di cedimento strutturale. Può capitare perché i motori devono essere sottoposti a revisioni» spiega Cenciotti.

La marina egiziana ha individuato il luogo del disastro e iniziato a recuperare i primi resti umani, oggetti personali e pezzi dell'aereo andato in frantumi, come i sedili. Cenciotti fa notare, che «sarà determinante il ritrovamento e l'analisi delle scatola nere» per capire cosa è veramente accaduto.

Nel frattempo esperti francesi sono arrivati al Cairo e la sicurezza sta passando al setaccio l'aeroporto di Parigi, Roissy-Charles-de-Gaulle, da dove è decollato il tragico volo Egyptair. Nella zona d'imbarco hanno accesso 86mila dipendenti. Dal 2015 sono stati ritirati 80 permessi a lavoratori sospetti di radicalismo islamico. Il problema è che nelle trenta ore successive al decollo da Parigi lo stesso aereo aveva fatto scalo ad Asmara, Tunisi ed in Egitto. Tutti luoghi a rischio dove i potenziali attentatori avrebbero potuto imbarcare una bomba con un timer. Non è escluso neppure l'ipotesi di un kamikaze a bordo. Il 2 febbraio su un volo della Dallo Airlines da Mogadiscio a Gibuti un terrorista si è fatto esplodere a bassa altitudine provocando un buco nella carlinga che lo ha risucchiato nel vuoto. L'aereo è riuscito ad atterrare in emergenza nella capitale somala. Il silenzio radio potrebbe far pensare anche alla complicità di un pilota o all'intenzione di suicidarsi portando con sé equipaggio e passeggeri, come già capitato con un volo tedesco.

Papa Francesco ha inviato un accorato messaggio di cordoglio al presidente egiziano Al-Sisi.

Incredibile il destino della hostess, Samar Ezz Eldin, che nel 2014 ha pubblicato su Facebook il fotomontaggio di un aereo che si inabissa. Ed in primo piano un'assistente di volo, che esce tranquillamente dall'acqua con tanto di trolley. Gli amici adesso sostengono: «Aveva paura. Conosceva i rischi del suo lavoro».

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