Alfano finisce commissariato All'Austria replica Gentiloni

Il silenzio del ministro degli Esteri irrita parte del Pd Poi interviene il premier: «Non accettiamo minacce»

Alfano finisce commissariato All'Austria replica Gentiloni

«Basta lezioni e improbabili minacce». Cresce l'assedio attorno all'Italia, prima l'Austria e poi l'Est Europa danno cupi ultimatum anti-migranti al nostro paese e il premier Paolo Gentiloni decide di rispondere in prima persona. E usando toni duri con quei partner europei che non solo rifiutano di condividere in alcun modo il peso dell'immigrazione dal Mediterraneo, ma pretendono anche di dare ordini all'Italia: «Dai nostri vicini e dai partner europei abbiamo il diritto di pretendere solidarietà, mentre ci facciamo carico di un peso che dovrebbe essere molto più condiviso», esordisce il premier. Poi, scandendo le parole: «Non accettiamo lezioni e tantomeno improbabili minacce dai nostri vicini. Noi facciamo il nostro dovere, e pretendiamo che l'Unione Europea faccia il proprio, insieme all'Italia, invece di dare improbabili lezioni».

È una replica alle ultime uscite dell'ungherese Orban, che insieme agli altri membri del gruppo di Visegrad (Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia) intima all'Italia la chiusura dei porti e auspica azioni militari in Libia. Ma - come dimostra quella reiterata allusione ai «nostri vicini» - è anche una risposta assai secca alle stravaganti esternazioni di giovedì del ministro degli Esteri d'Austria, che pretende che i migranti vengano rinchiusi a Lampedusa e non trasferiti sulla terraferma, minacciando altrimenti di chiudere il Brennero.

Una risposta arrivata 24 ore dopo, perché la replica offerta giovedì al suo omologo dal ministro degli Esteri italiano ha lasciato un po' a desiderare in quanto ad energia. Creando una certa irritazione nel Pd e nel governo. «Ha lasciato che Kurz dicesse quelle cose pesantissime e irricevibili contro di noi, e le ha liquidate come battute da campagna elettorale», si sfoga un esponente dell'esecutivo, «quando invece erano affermazioni assolutamente analoghe a quelle per cui, due settimane fa, abbiamo richiamato l'ambasciatore austriaco». E c'è chi, della risposta «insufficiente» data da Angelino Alfano al collega di Vienna, dà anche una spiegazione politica: «Kurz è un esponente del Ppe, per questo Alfano non vuole litigare con lui».

Fatto sta che Gentiloni ieri ha sentito il bisogno di innalzare i toni delle reazioni italiane, mettendo in un solo mazzo sia Kurz che i quattro del gruppo di Visegrad. La lettera annunciata da Orban preoccupa Palazzo Chigi, soprattutto perché torna a riunire i quattro paesi orientali, mentre l'Italia sperava che Repubblica Ceca e Slovacchia riuscissero a smarcarsi dalla linea di Orban che in molti tacciano di antisemitismo. «È una posizione che entra in collisione frontale con quelle della Commissione e delle istituzioni europee», dicono nel governo. «Quello cui assistiamo sull'immigrazione non è il fallimento della Ue, ma la dimostrazione del disastro che si produrrebbe sostituendola con l'Unione l'Europa delle patrie, in cui ognuno fa per sè», dice il sottosegretario agli Esteri Benedetto Della Vedova, secondo il quale «le richieste di Orban non hanno alcun fondamento giuridico nel diritto internazionale».

Ma la convinzione del governo italiano è che questi attacchi, sia pur infondati, siano dettati da una volontà politica precisa: quella di far saltare le trattative che, tra mille ostacoli, vanno avanti sottotraccia tra Italia e Ue per alleviare il peso degli sbarchi e aprire altri porti ai migranti.

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