Spotify allarga i confini dell'ascolto

Spotify allarga i confini dell'ascolto

Sì, certo il fascino del vinile, le copertine sono la galleria d'arte dei poveri, il suono analogico è migliore di quello digitale dei primi compact disc. Tutto vero, tutto giusto. Parola di collezionista da oltre (ben oltre) cinquemila titoli di rock e jazz, tra i quali spiccano bootleg rari (registrazioni non ufficiali) di Lou Reed, David Bowie, Rolling Stones e molti altri. Detto tutto questo, Spotifty ha migliorato la mia vita da ascoltatore. Infatti, prima di acquistare, mi consente di sentire veramente di tutto. Spendo le stesse cifre ma compro a colpo sicuro.

Ad esempio, fino a poco tempo fa non pensavo che l'heavy metal più selvaggio mi sarebbe mai piaciuto. Invece, su Spotify, ho scoperto che il rumore bianco di certi gruppi (tipo Gojira o Code Orange) è molto gradito alle mie orecchie, anzi è quasi un sollievo. Ho sempre evitato il rock progressivo, salvo poi scoprire, grazie a Spotify, che The Yes Album degli Yes è certamente tra i miei album preferiti (e infatti poi l'ho comprato in vinile). La mia collezione procede quindi bene, cioè su binari inaspettati, grazie a Spotify, un complemento perfetto per i collezionisti, e una grande opportunità (per tutti) di appassionarsi alla musica, e non è detto sia la solita musica radiofonica, plastificata e senza anima. Questa è la vera bellezza di Spotify. Impostate una radio a partire da uno dei vostri dischi preferiti. Spotify vi fornirà musica che potrebbe piacervi. E spesso ci azzecca. Cercare, scoprire, comprare. C'è solo un punto oscuro.

I guadagni risicati delle band, almeno a quanto si dice. Ma anche i più polemici, come i Radiohead, alla fine si sono arresi. E sono finiti nelle mie playlist, mentre i dischi corrispondenti se ne stanno sugli scaffali.

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