Allarme dei ministri leghisti: "Matteo, molla subito il M5S"

Centinaio: "Non vedi il ghigno dei grillini quando parlano dei nostri indagati?". Fontana e Stefani i più preoccupati

Allarme dei ministri leghisti: "Matteo, molla subito il M5S"

Mai come prima, Matteo Salvini si sente sotto assedio. Non ci sono solo i sondaggi in continuo calo, ma anche le inchieste giudiziarie che ne stanno minando la figura di leader legalitario, per non parlare delle polemiche quotidiane (come quella sui presunti porti chiusi o sull'antifascismo) e della guerriglia permanente con Giuseppe Conte e Luigi Di Maio. Ormai da settimane, insomma, il leader della Lega è costretto a giocare in difesa su tutti i fronti. Compreso quello interno. Nella riunione che si è tenuta mercoledì scorso nello studio di Giancarlo Giorgetti al primo piano di Palazzo Chigi, infatti, diversi ministri del Carroccio hanno consigliato a Salvini di staccare la spina al governo. «La situazione ormai è ingestibile, lasciamo i Cinque stelle al loro destino - è stato l'invito rivolto al leader della Lega - e troviamo un modo per governare o con il centrodestra o comunque con gente normale. Ma facciamolo subito, altrimenti rischiamo di perdere il treno». Tra i più contrariati, i ministri Gian Marco Centinaio, Lorenzo Fontana ed Erika Stefani. Oltre naturalmente al sottosegretario alla presidenza Giorgetti, che da mesi non fa mistero di considerare l'esperienza dell'esecutivo Conte ormai al capolinea. «Con questi pazzi - l'hanno sentito ripetere più volte - governare il Paese è impossibile».

Questo, dunque, il clima che si respira nella Lega. Preoccupano i sondaggi, certo. Perché il calo delle ultime settimane secondo alcuni istituti è piuttosto sensibile, addirittura sei punti persi in venti giorni stando a Ipsos (dal 36,9 a 30,9%). Ma è pur vero che ormai il consenso di Salvini era arrivato ad un livello così alto che un calo è del tutto fisiologico. E infatti a spaventare i vertici del Carroccio è soprattutto il ritrovato attivismo delle procure, cavalcato con un sincronismo preoccupante dal M5s. Non da semplici seconde file, ma da Di Maio e dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. Non è passata inosservata, infatti, la conferenza stampa che i due hanno deciso di fare a poche ore dagli arresti in Lombardia. Soprattutto a Centinaio. «Matteo, vogliono massacrarci, non vedi - sarebbe sbottato il titolare dell'Agricoltura - quel ghigno quando parlano dei nostri indagati?». Proprio l'improbabile incipit del comunicato con cui il M5s ha convocato la conferenza stampa - «alla luce degli arresti che hanno coinvolto anche alcuni politici...» - è stato oggetto di durissime critiche da parte dei leghisti. Ed è difficile dargli torto, visto che non esistono precedenti di un Guardasigilli che va davanti alle telecamere mentre gli arresti sono sostanzialmente ancora in corso. Una strategia comunicativa che ha fatto andare su tutte le furie anche i piani alti del Pirellone. «Questi convocano conferenze stampa contro di noi», è stato il commento stizzito del governatore della Lombardia Attilio Fontana.

Ma la sensazione di accerchiamento è data anche e soprattutto dall'impressione che l'ondata di inchieste non sia affatto finita. Il tam tam in Lega racconta che sarebbero in arrivo sorprese proprio in Lombardia. Così esplosive da mettere a rischio la tenuta stessa della giunta di centrodestra guidata da Fontana. Così fosse, e se davvero tutto ciò accadesse prima delle elezioni europee del 26 maggio, per Di Maio sarà un gioco da ragazzi continuare a picchiare su Salvini e sulla nuova «questione morale». Con contraccolpi imprevedibili sulla tenuta già traballante del governo.

È in questo quadro, dunque, che molti big della Lega invitano il ministro dell'Interno a riallacciare i fili con il centrodestra. Dal Carroccio raccontano di una telefonata tra Salvini e Silvio Berlusconi alla fine della settimana scorsa, circostanza che da Forza Italia però non confermano. Di certo c'è che il leader della Lega sta accusando il colpo. Le continue contestazioni durante i suoi comizi (ieri è successo a Catanzaro) e gli affondi a ripetizione di Di Maio e Conte, peraltro, non aiutano. Ieri, per dire, il premier ci ha messo il carico da novanta. E intervistato dal El Pais ha curiosamente fatto sua un'immagine usata qualche settimana fa proprio da Berlusconi. «Matteo uomo forte del governo è solo un'illusione ottica», aveva detto il leader di Forza Italia. Così Conte. «Alla guida del governo ci sono io, l'idea che comandi Salvini è solo un'illusione ottica», ci ha tenuto a dire al quotidiano spagnolo.

Insomma, un incessante scontro all'arma bianca. Anche se per il momento Salvini non sembra ancora aver deciso la strada da prendere per sfilarsi dall'assedio. Mercoledì, ai suoi che suggerivano lo strappo, ha infatti risposto che serve ancora tempo.

D'altra parte, non sono certo le inchieste giudiziarie un tema cool per aprire una crisi di governo (cosa che Di Maio sa benissimo). Ecco perché il leader della Lega sta ragionando su un ultimatum in tre punti al M5s: autonomia, flat tax e Tav il giorno dopo le Europee. Altrimenti ognuno per la sua strada.

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