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Allarme sui conti dell'Inps. Tante prestazioni in ritardo

Rosso su di 2 miliardi. L'ente: pensioni non a rischio. Ma il problema è la cassa: tardano Naspi, Rdc e Cigs

Allarme sui conti dell'Inps. Tante prestazioni in ritardo

Inquietanti scricchiolii dall'Inps. Il consiglio di vigilanza segnala che con il Covid il rosso dei conti è salito di due miliardi in più in questi mesi di emergenza. E l'ente si affretta a precisare che non ci sono rischi di tenuta del sistema pensionistico: «L'equilibrio dei conti dell'Istituto non è in discussione - si legge in una nota - ed ogni aggravio generato dall'eccezionalità del periodo viene costantemente monitorato e ha garanzia di copertura nel complessivo controllo dei conti pubblici e nelle manovre di Governo e Parlamento».

E ieri, sul quotidiano La Stampa, l'ex presidente dell'Inps Tito Boeri ha inquadrato così la situazione: «È fuorviante guardare solo alle passività» perché, spiega l'economista, molte spese vengono poi coperte dai trasferimenti dello Stato. Dunque nessuna preoccupazione? «Se il debito pubblico è sostenibile lo è sicuramente anche il bilancio dell'Inps». Una tesi su cui concorda anche Giuliano Cazzola, ex presidente del collegio dei sindaci dell'Inps. Ma l'ex parlamentare, che è stato anche componente della commissione bicamerale di vigilanza sugli enti previdenziali, non nasconde la preoccupazione per il debito che galoppa al 160% e per l'approccio privo di visione del governo: «Fino adesso -accusa- le risorse aggiuntive sono servite per tirare a campare, per ristorare i redditi e i fatturati. Siamo prigionieri della logica del primum vivere. Fino a quando potremo farcela?». Oltretutto, aggiunge, bisogna riparare agli effetti di Quota 100 e decidere cosa fare dopo la scadenza del provvedimento gialloverde. «Con le proposte dei sindacati - avverte - la spesa partirebbe a razzo».

Dunque nessuna preoccupazione immediata di tenuta del sistema, ma qualche preoccupazione in prospettiva non può essere accantonata. Tant'è che il governo ha rinviato la ripresa della rivalutazione delle pensioni al 2023. Le rassicurazioni del ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo, non hanno frenato le proteste dei sindacati.

Nell'immediato c'è però un'altra questione specifica: si vanno accumulando ritardi nel pagamento di numerose prestazioni da parte dell'Inps. C'è la questione più antica riguardo al rallentamento nell'erogazione del Tfs, il trattamento di fine rapporto dei dipendenti pubblici. Ma anche il ritardo nel pagamento della proroga di due mesi della Naspi decisa con i decreti Rilancio e Agosto e per ora non confermata dal Dl Ristori. A settembre e ottobre si sono segnalati ritardi anche nelle ricariche delle card del reddito di cittadinanza. E, fin dall'inizio dell'emergenza virus, si conferma il ritardo anche di mesi nel pagamento della cassa integrazione Covid.

Da un lato c'è dunque un problema dei flussi di cassa in arrivo dal ministero del Tesoro a cui pare che dovremo abituarci, visto lo sforzo enorme a cui si sottopongono le sfiancate finanze pubbliche del Paese. Si aggiunge un problema specifico: la gestione Tridico. Il caso raccontato ieri dal Giornale è emblematico: l'Inps ha esteso la sospensione dei versamenti contributivi con una circolare il giovedì e poi l'ha annullata il venerdì sera, a 48 ore dalla scadenza e a ridosso del weekend.

Il fatto che a dicembre 2019 Tridico avesse ruotato tutti i dirigenti tra i settori e dal centro alla periferia non aiuta.

«Nella mia esperienza - conclude Cazzola - ho conosciuto gestioni migliori, il caso delle due circolari è emblematico. È vero che nessun presidente si è mai trovato al centro di una bufera tanto devastante. Ma Tridico, a volte, reagisce come se avesse la coda di paglia».

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