Alessio Rossi, nuovo presidente dei Giovani imprenditori di Confindustria, oggi inizia il convegno annuale che lei ha riportato alla sede originaria di Rapallo.
Perché la new economy come tema?
«L'immagine che abbiamo scelto è una sedia che si tiene in equilibrio con sopra un drappo di ceramica hi-tech. Tra vecchia e nuova economia non c'è contrapposizione ma un'evoluzione del business. Penso a Industria 4.0 che, con una serie di incentivi, consente ad aziende con business tradizionali di innovare servizi e prodotti. Per questo abbiamo invitato realtà innovative come Uber ed Airbnb insieme a imprese tradizionali che hanno innovato tramite le nuove tecnologie».
Uber e Airbnb non sono ben viste né dalla concorrenza né dal fisco né dal legislatore.
«Sono realtà che hanno sviluppato un servizio e creato un nuovo mercato. La polemica poi sul mancato gettito è un falso problema perché tutte le transazioni sono tracciabili e sul reddito generato è già prevista una tassazione. L'evasione è questione di disonestà. Le regole esistono e vanno fatte rispettare. E sbaglia chi pensa che tasse aggiuntive o la trasformazione in sostituto d'imposta possano arginare un nuovo business. Paletti o tasse non possono fermare il mercato quando produce servizi utili al consumatore e dunque al Paese. Però deve essere chiaro che chi produce reddito nel nostro Paese deve pagare le tasse qui».
Eppure si pensa a una web tax.
«I grandi gruppi che operano su Internet spesso vendono dati. Certo, quando non si riesce a capire dove viene prodotto il reddito e quale sia la base imponibile occorre ricercare una soluzione globale, europea: regole comuni in un sistema fiscale comune. Non possiamo pensare a una tassa solo italiana altrimenti favoriremmo una corsa al dumping fiscale. Ciò che oggi rappresenta l'Irlanda per queste società, domani potrebbe essere l'Olanda, la Spagna o la Francia».
Ribadirete il vostro europeismo?
«L'Europa è il nostro mercato domestico ed è il più grande mercato mondiale. Per arrivare al traguardo degli Stati uniti d'Europa serve uniformità di tassazione, fiscalità condivisa, una vera unione bancaria e una difesa comune. La partecipazione italiana all'Unione europea - e lo dico anche alla politica - non può essere oggetto di negoziato perché è una condizione irrinunciabile per le imprese».
L'Italia, però, sembra essere penalizzata dall'Ue, soprattutto in materia bancaria.
«Stiamo pagando lo scotto di aver spesso mandato in Europa seconde, terze e quarte linee. Abbiamo capito troppo tardi che il 70% delle norme che regolano la vita delle imprese provengono da Bruxelles e devono essere gestite da eccellenze della politica. Antonio Tajani, Mario Draghi, per esempio, stanno facendo un ottimo lavoro».
La new economy è in contrapposizione alla vecchia politica di questi giorni?
«Non è una tragedia andare a votare presto. La tragedia sarebbe un anno di campagna elettorale, una legge di Bilancio piena di regali. Il Paese ha dimostrato di poter superare tutto: la Brexit, il referendum costituzionale e anche le elezioni. Di sicuro quello che l'Italia non può tollerare è un anno di inazione. La legge elettorale va fatta. Noi siamo sempre stati a favore di un sistema maggioritario, l'importante è trovare un accordo che renda chiaro chi ha vinto e garantisca stabilità. Non possiamo mettere a rischio questa timida ripresa economica a causa delle diatribe dei partiti»
Silvio Berlusconi tornerà dopo anni in Confindustria.
«Berlusconi è un imprenditore e parla la
lingua degli imprenditori. Lo abbiamo invitato come leader politico così come abbiamo invitato le altre due principali forze: Davide Casaleggio ha accettato, il Pd invece ha scelto di non partecipare. E questo mi dispiace».
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