Amburgo, coltellate ai clienti del market

Un 26enne islamista semina il panico con un machete: una vittima e diversi feriti

Berlino «Un delinquente ha aggredito e ferito numerose persone in un supermercato. Una persona ha perso la vita. Il sospettato è stato arrestato». Con il senso della sintesi dettato dal mezzo, alle 16 di venerdì la polizia di Amburgo ha twittato la notizia di un fatto di sangue occorso un'ora prima nella città portuale. Con il passare dei minuti la Polizei Hamburg ha fornito atri dettagli sull'accaduto. «Si tratta sicuramente di un singolo criminale. L'uomo è stato bloccato dai passanti e leggermente ferito». Il giovane secondo il Tagesspiegel era noto ai servizi di sicurezza tedeschi come islamista. Si tratterebbe di un palestinese nato nel 1991 in Arabia Saudita, arrivato in Germania come profugo, che aveva trovato un lavoro ad Amburgo. «Ma il movente non è ancora chiaro, dobbiamo parlare evidentemente di un attacco», dichiarano gli esperti di sicurezza. L'uomo è stato arrestato e, secondo la polizia, ha agito da solo.

Un quadro meglio dettagliato dal locale Hamburger Abendblatt, che mostra il video di alcuni abitanti del quartiere impegnati ad affrontare il criminale armati di sedie, in attesa dell'arrivo della polizia. Uscito dal supermercato, l'uomo aveva continuato a menare fendenti ai passanti, precipitando il quartiere nel terrore. Con l'arrivo delle forze dell'ordine, l'attentatore è stato fermato e l'area chiusa al traffico. Una misura necessaria per appurare se il sospettato avesse dei complici nelle vicinanze.

Attenta al politically correct, al rispetto della privacy di vittime e di criminali, e intenzionata a evitare allarmi inutili, la polizia non ha stabilito una pista per l'attentato né ha rivelato le generalità dell'arrestato. Mentre però i mezzi di soccorso si occupavano della salma e di aiutare i cinque feriti uno dei quali in maniera grave davanti alle televisioni un testimone oculare ha affermato che l'omicida aveva urlato «Allah uhakbar», il grido di guerra dei jihadisti.

La Germania non è nuova ad attacchi di matrice islamica. Fra i tedeschi è ancora forte il ricordo della sparatoria, un anno fa, davanti a un centro commerciale di Monaco (10 i morti); il fatto fu attribuito a un giovane psicolabile di origine straniera. Così come è forte il ricordo della strage di Berlino pochi giorni prima dello scorso Natale, quando il jihadista tunisino Amis Amri uccise un camionista e piombò con il suo tir su una piccola folla di berlinesi e turisti impegnati nello shopping (12 morti e 56 feriti).

Le forze di polizia si sono limitate a comunicare che sul caso di Amburgo è stata aperta un'indagine a 360 gradi. Il portavoce Timo Zill si è trincerato dietro dichiarazioni generiche. «Non abbiamo rinvenuto dati precisi sulla sequenza degli eventi», ha riferito alla stampa. «La squadra omicidi indagherà scrupolosamente sul crimine, la sua dinamica, e le ragioni del criminale». Un modo di prendere tempo.

A due mesi dal voto di settembre per il rinnovo del Bundestag, le istituzioni vogliono scongiurare un'ondata di psicosi da terrore. Allo stesso tempo la polizia mal si presta al gioco della politica. Nelle ore successive alle molestie sessuali di massa che sconvolsero il Capodanno di Colonia del 2016, l'opposizione cristiano-democratica accusò la polizia di aver a lungo celato l'origine nordafricana di gran parte dei molestatori allo scopo di compiacere l'amministrazione socialdemocratica al potere nel Nord Reno-Westfalia, il Land con Colonia.

Mesi dopo, un vivace dibattito al Parlamento di Düsseldorf obbligò alle dimissioni politici e poliziotti statali. E alle elezioni dello scorso maggio i socialdemocratici hanno perso il controllo del governo regionale, conquistato dai cristiano democratici.

DM

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