Matteo Salvini chiede 20 mila euro di risarcimento a un giovane anarchico milanese, Valerio Ferrandi, da lui denunciato per diffamazione e minaccia. Motivo? Scrisse sul profilo del leader leghista la frase: "Salvini, in nome della bellezza e dell'intelligenza. Fai un gesto nobile. Sparati in bocca. Ps: prima o poi verrai appeso a un lampione, ne sei consapevole?". Ferrandi, 23 anni, figlio dell'ex esponente di Prima Linea Mario, aveva commentato, nascondendosi dietro il nome Frederic Dubarrè, questo post messo dall'attuale ministro dell'Interno il 25 aprile del 2016: "Renzi, Boldrini e Matterella in piazza per il 25 aprile, Ipocriti. Sfruttando il sacrificio di chi diede la vita per cacciare dall'Italia l'occupante straniero nel nome della Libertà, oggi sono complici e finanziatori di una nuova e violenta occupazione straniera, servi di una Unione Europea che ci sta rubando lavoro, diritti, sicurezza e speranza del futuro".
Due mesi dopo, il leader leghista aveva presentato denuncia sia per lui che per la Lega. Di quest'ultima però il giudice Giuseppe Vanore, davanti al quale si celebra il processo, oggi non ha ammesso la costituzione di parte civile. Fuori dall'aula, Ferrandi, difeso dagli avvocati Mauro Straini ed Eugenio Losco, ha detto: "Il signor Salvini dovrebbe evitare le consuete provocazioni.
La mia non era una minaccia ma un invito a studiare la storia per evitare che si ripeta ancora". Nei mesi scorsi, il pm Enrico Pavone aveva chiesto l'archiviazione respinta però da un gip che ha disposto l'imputazione coatta. Il processo è stato aggiornato al 30 gennaio del 2019.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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