In tre non ne fanno una. Annegret Kramp-Karrenbauer, conosciuta come la mini-Merkel, è l'alter-ego allampanato e occhialuto della Cancelliera. È la favorita per la successione, ma visti i suoi 56 anni e i trascorsi da governatrice della Saar non è certo una di primo pelo. E non ha né il carisma né l'esperienza della sua mentore. Friedrich Merz, tornato dal lungo autoesilio impostosi dopo i fallimentari scontri con la Cancelliera iniziati nel 2002, può contare sull'appoggio di un peso massimo come l'ex ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble. Ma l'alleanza con quest'altro arcinemico della Cancelliera e il sostegno dell'ala più conservatrice Cdu potrebbero non bastargli a compensare lo spaesamento politico accumulato dopo 9 anni trascorsi ai vertici di Blackrock, uno dei più grandi fondi d'investimenti internazionali. Infine c'è il giovane e ambizioso Jens Spahan. Ministro della Sanità in carica è riuscito a conquistarsi, a soli 38 anni, la fama di acerrimo nemico interno della Merkel. Fatica però a far digerire all'elettorato la sua condizione di omosessuale dichiarato coniugata con quella di esponente ultraconservatore e zelante cattolico.
Insomma neppure uno dei tre candidati che oggi si contendono le spoglie della Merkel al Congresso di Amburgo ha la stoffa e l'esperienza per succederle. Certo lei giura che il problema non si pone perché, pur rinunciando alla leadership del partito, non intende abbandonare la carica di Cancelliera. Ma i primi a non crederle, e a non volerlo, sono elettori e compagni di partito. Lasciare al governo una Merkel grande responsabile degli errori che hanno portato al tracollo la Cdu, apertura ai migranti in primis, equivale a non bloccare l'emorragia di voti che regala consensi agli euroscettici dell'Afd a destra e ai Verdi a sinistra. Ma se la Cdu ha la disperata necessità di metter da parte la Merkel c'è invece da chiedersi se questa Germania e questa Europa possano sopravvivere senza lei.
In ambito internazionale nessuno dei tre pretendenti può vantare la levatura che permette alla Merkel di trattare alla pari con l'America di Trump o la Russia di Putin. E il rallentamento dell'economia tedesca registrato nel terzo trimestre di quest'anno sembra destinato a porre ulteriori freni al successore. Ma l'incognita maggiore resta quella europea. Sovranisti e populisti non vinceranno le elezioni per il rinnovo del Parlamento di Bruxelles, ma la loro innegabile avanzata sarà resa ancor più devastante dalla totale assenza di veri leader europei. Il primo a non poter rimpiazzare la Merkel sarà un Macron messo alle corde dallo stesso elettorato francese.
E Manfred Weber, il capogruppo dei popolari europei scelto dalla Cancelliera per sostituire Juncker ai vertici della Commissione, ben difficilmente scalderà i cuori degli europei. Insomma dietro una Merkel che si congeda poche speranze e tantissime rovine.
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