L'immagine che dà è proprio quella della maestrina che fa la morale agli altri senza badare ai propri errori. Chiara Appendino, sindaco di Torino, è reduce dall'annuncio del piano «lacrime e sangue» varato dalla sua giunta, che prevede 230 milioni di euro di sacrifici chiesti ai torinesi fino al 2021 per evitare il pre-dissesto e aggiustare i cosiddetti «squilibri strutturali» rilevati dalla Corte dei conti. Un indebitamento che non è causa sua, ovviamente, ma che adesso peserà sulla vita dei cittadini nella forma, ad esempio, di 42mila ingiunzioni di pagamento con tanto di minaccia di fermo amministrativo per altrettante automobili. Questa valanga di avvisi partirà a breve dalla Soris (Società di riscossioni Spa) per sollecitare il pagamento di multe non saldate per 42 milioni di euro.
Ma non ci sono solo le multe. Sono previsti 2.400 pignoramenti da 7,9 milioni e svariate «esternalizzazioni» soprattutto per asili nido e servizi sociali. È così che la maestrina Appendino è sicura di ridurre stabilmente la spesa comunale di 80 milioni l'anno rispetto ai budget attuali.
Infine, malgrado le scuole comunali e i servizi sociali scontino una drammatica carenza di personale, sarà attivato il blocco delle assunzioni fino al 2019. «Esternalizzeremo o internalizzeremo a seconda dei risparmi che si potranno ottenere. La necessità è di ridisegnare alcuni servizi», fa sapere la sindaca. In perfetto Grillo&Casaleggio style, la Appendino smentisce se stessa. Quando l'ex sindaco Fassino si trovò a dover gestire nel 2012 una situazione analoga, la scelta fu quella di affidare all'esterno la gestione di nove asili nido comunali. L'allora consigliera M5s Appendino si scagliò contro la «privatizzazione», arrivando a definire le esternalizzazioni «un fallimento» e una scelta che «non migliora la qualità del servizio educativo e genera problemi di reinserimento e riadattamento, nonché di continuità formativa per circa 500 bambini». Le linee che guidano la Appendino paiono essere le solite che accompagnano Luigi Di Maio: regole indefinite e generiche, assenza di chiarezza e di dialettica, eterne contraddizioni. Le dinamiche nazionali sono identiche anche a carattere locale e, a Torino come a Roma, il M5s dà prova di immaturità se non di inadeguatezza.
Come ieri. Diretta Facebook.
La Appendino è in auto verso l'aeroporto e attacca un «pippone» sulle multe: «Il piano di rientro non si basa sulle multe, anzi, noi diciamo che non si può più finanziare un bilancio solo con le multe ma la questione delle multe, se aumentano o non aumentano, non è una questione di politica della città, è una questione di educazione civica». Peccato che stesse parlando dall'auto senza aver allacciato le cinture. Poi si scusa: «L'ho messa subito dopo».Casaleggio sarebbe fiero di lei.
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