Aspen (Colorado) - Lo straordinario paesaggio dell'Independence Pass, un valico immerso tra le nuvole a oltre 4.000 metri di altezza sul livello del mare, è una sorta di spartiacque che segna il confine oltre il quale inizia l'America dell'1%. Ed è qui che sorge una delle roccaforti dei Paperoni statunitensi: Aspen, la vetta sciistica più ambita dagli Usa del jet set e della social life miliardaria. Per arrivarci occorrono oltre tre ore di auto da Denver, discese e risalite dove si alternano i canyon alle cime perennemente innevate delle Montagne Rocciose, passando per le cave delle vecchie miniere della corsa all'oro. Il colpo d'occhio appena giunti ad Aspen è notevole, tra le vie dipinte dal fogliame colorato dell'Indian Summer, il mite autunno degli States, e le boutique di lusso che cadenzano il paese.
Aspen è considerata la Cortina d'America, una delle località con la più alta concentrazione di ricchi, e lo si capisce dalle enormi ville che incoronano il centro. Ma in realtà si tratta di una città dalle due anime profondamente divise, non solo dalla denuncia dei redditi, ma anche dagli orientamenti politici. «Gran parte della nutrita rappresentanza dell'1% sta con Hillary Clinton - ci spiega Fred Carson, volontario del Comitato repubblicano della contea di Pitkin -. Si tratta di facoltosi banchieri o industriali, ma anche rampolli di famiglie agiate che non hanno bisogno di sporcarsi le mani», dice con un pronunciato sarcasmo. «Alcuni hanno stabilito qui la residenza, ma si tratta solo della loro seconda o terza casa - continua -. E poi ci sono tanti giovani ricchi che non hanno mai lavorato in vita loro e ostentano un atteggiamento radical chic, gente lontana anni luce da chi ogni mattina deve fare chilometri per andare sul posto di lavoro e sgobba anche dodici ore al giorno per assicurare un futuro ai figli». Sono questi, secondo l'attivista del Grand Old Party, a cui dà voce Donald Trump.
«Il vero popolo di Aspen è costituito da chi ci lavora ma vive a 30 o 50 miglia di distanza a causa dei prezzi folli delle case, tenuti forzatamente alti dal governo», afferma. Il motivo? Fare di Aspen un luogo esclusivo ad appannaggio della ristretta schiera di ricchissimi, «la stessa che vota democratico, ovvero quei governi che hanno creato questa situazione». Gli altri, invece, sono quelli che votano Trump, perché «lo considerano il candidato della classe media, quella penalizzata dalla chiusura delle attività minerarie, dalle piccole imprese delocalizzate e dall'invasione dei Paperoni d'America aiutati da governi complici». Queste persone a suo parere vedono nel candidato repubblicano una speranza, sono convinte che lui sia dalla parte dei lavoratori, e pensano che possa dare ai loro figli una chance migliore di quella che loro hanno avuto.
Questo spaccato, tuttavia, non ricorda solo l'esclusiva località sciistica del Colorado, ma è il riflesso di quanto sta accadendo in tutti gli Usa. Secondo i dati resi noti dalla Commissione elettorale federale, la Clinton è stata la più grande beneficiaria del denaro dei miliardari americani.
Sino ad ora 23 Paperoni hanno versato 88 milioni di dollari nelle casse delle campagne dei due candidati: di questi, 19 hanno donato circa 70 milioni al super Pac di Hillary, 'Priorities USA Action', mentre 4 hanno sborsato 18 milioni di dollari ai super Pac che sostengono Trump.
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