RomaIl patto Pd-Fi sul tandem Luciano Violante-Donato Bruno per la Consulta non tiene. E per la terza volta su registra una fumata nera, i due ottengono meno consensi dei giorni scorsi e sono lontani dal quorum di 570 voti: 518 il primo, 511 il secondo alla 12ma votazione. Anche sugli ultimi due laici da mandare al Csm è un nulla di fatto in Parlamento, dopo il ritiro del candidato di Fi Luigi Vitali e l'indicazione del senatore Pierantonio Zanettin, che però si è fermato a 448 dei 514 voti necessari. Si torna alle urne stamattina alle 9.30, ma nessuno più si azzarda ad essere ottimista.
Non è servita la strigliata esasperata di Giorgio Napolitano, anzi per qualcuno ha complicato la situazione creando irritazione nei gruppi. E neppure il nuovo incontro a Palazzo Chigi del premier Matteo Renzi con il leader del centrodestra Silvio Berlusconi, che nel pomeriggio hanno fatto sapere ufficialmente di non aver discusso di nuove soluzioni per rompere l' impasse , ma doverosamente hanno condiviso l'urgenza sottolineata dal Colle. Dopo il faccia a faccia il vicepresidente Pd Lorenzo Guerini ha insistito che Violante e Bruno rimangono in corsa.
Per Palazzo de' marescialli, invece, nella giornata una novità c'è stata: gli azzurri puntano sul senatore veneto Zanettin, genero dell'avvocato Franco Coppi, dopo che Vitali ha fatto un passo indietro, avendo sperimentato che su di lui non si registravano le «necessarie convergenze». In mattinata sui cellulari dei parlamentari era arrivato un sms con l'indicazione di votare scheda bianca e si parlava di Mugnai, Marotta o Santelli, poi invece un secondo messaggio indicava il nuovo candidato azzurro, proprio mentre alle 16.30 iniziava la «chiama» in aula. Su Zanettin doveva esserci l'appoggio dei centristi e, sembrava della Lega. Ma nel Carroccio si stava giocando un'altra partita ed è arrivata la smentita: «Niente patti con Pd-Fi, votiamo i nostri». Su Vitali avevano forti dubbi molti dem e i grillini avevano posto il veto, ma una volta sostituito si pensava di poter sboccare la situazione.
Però le due elezioni sono strettamente legate, con ritorsioni e veti incrociati dei partiti. Il vero problema, sempre di più, appare Violante. Sarebbe troppo malvisto tra molti democratici, anche renziani, ancor più che tra gli azzurri. D'altronde, è stato evidente anche alla seconda fumata nera di martedì, quando il candidato del Pd è sceso dai 530 voti presi il giorno prima a 526 e ora è precipitato più giù, mentre quello di Fi saliva da 529 a 544 (ma ora è sceso anche lui). Contro Violante il fuoco amico è evidente e riprendono a circolare nomi di candidati alternativi come Augusto Barbera e Stefano Ceccanti. Beppe Grillo continua a sparare su di lui e il Movimento 5 Stelle sembra che abbia sponsorizzato con il Pd il giurista Miche Ainis, come «tecnico». Ieri ha scelto la scheda bianca. E c'è anche l'incognita Sel.
Dopo l'ultimo flop, le polemiche montano e ci si chiede se debba saltare proprio il nome di Violante per ripristinare finalmente il plenum sia della Consulta che del Csm.
La gestione della vicenda da parte dei dem sembra aver irritato lo stesso Renzi, che a questo punto vorrebbe metterci la parola fine. Anche su Bruno non mancherebbe qualche resistenza interna e non è escluso che si rimetta in discussione il ticket.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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