Australia: morto un miliardo di animali. Arrestati 180 piromani, 40 minorenni

Dopo quattro mesi l'emergenza continua: il Wwf lancia l'allarme. A rischio koala e canguri. Accuse al premier Morrison

Australia: morto un miliardo di animali. Arrestati 180 piromani, 40 minorenni

A quattro mesi dall'inizio dell'emergenza, e dopo la settimana più dura, l'Australia comincia a fare i primi bilanci dei danni - economici e in termini di vite - dei roghi che hanno già devastato 8,4 milioni di ettari di terra e che, dopo il breve sollievo portato dalla pioggia caduta nelle ultime ore su alcune delle zone colpite, sono destinati ad aggravarsi nuovamente con il ritorno delle alte temperature nel fine settimana. Sono almeno 2mila le case distrutte dal fuoco che da settembre non dà segno di indebolirsi soprattutto nel Sud-Est del Paese, complici l'assenza di precipitazioni e la grande siccità. I due stati federali più colpiti sono il Nuovo Galles del Sud, dove si registrano - ma sono tutti dati ancora incompleti - 1.588 abitazioni sventrate dagli incendi, e lo stato di Victoria, dove se ne contano almeno 450. Altre cifre le ha diffuse il Consiglio delle assicurazioni australiano, secondo cui saranno da rimborsare danni per 700 milioni di dollari australiani (430 milioni di euro): solo a settembre, quando il Paese stava cominciando a bruciare, sono state presentate 9mila richieste di risarcimento. A essere ripagati saranno anche i danni provocati dalle 183 persone arrestate in relazione a incendi dolosi appiccati in diverse delle aree in cui è in corso l'emergenza. Di questi, 40 sono minorenni. La conta delle vittime è per ora ferma a 25 morti. Situazione drammatica anche dal punto di vista della salvaguardia della fauna: secondo il Wwf Australia, il numero degli animali uccisi direttamente o indirettamente dai roghi raggiungerebbe il miliardo, una cifra calcolata stimando l'impatto del disboscamento sulle specie che popolano le aree interessate dagli incendi, e cioè koala, canguri, wallaby, petauri, cacatua, potoroo e uccelli melifagi.

Esemplare, sotto questo aspetto, la situazione di Kangaroo Island, l'isola dei canguri, ambita meta turistica al largo dell'Australia meridionale, di fronte ad Adelaide. Negli ultimi giorni le fiamme - partite dall'estremità occidentale dell'isola, quella più ricca di fauna e anche più attrezzata per i visitatori - hanno distrutto un terzo del suo territorio, uccidendo due persone e danneggiando con conseguenze ancora da valutare non solo il turismo, ma anche l'altro settore su cui si basa l'economia locale: l'agricoltura. Gli esperti, come riporta il quotidiano britannico The Guardian, hanno lanciato l'allarme: l'isola è popolata da specie uniche di marsupiali e uccelli già di per sé a rischio estinzione, e per questo monitorate all'interno di specifici programmi, e che ora a maggior ragione potrebbero sparire per sempre a causa dei roghi.

Ormai esausti le decine di migliaia di vigili del fuoco che da mesi tentano di contenere le fiamme, sia professionisti sia soprattutto volontari, australiani e arrivati dall'estero, a cui si sommano le migliaia di militari e riservisti dell'esercito, della marina e dell'aeronautica chiamati a rinforzo. Inizialmente per i volontari non era previsto un compenso, ma con l'aggravarsi della situazione il premier laburista Scott Morrison ha fatto marcia indietro sul punto, annunciando stanziamenti ad hoc e un ulteriore fondo da 2 miliardi di dollari australiani con cui far fronte alle conseguenze della crisi.

Ma la sua leadership è contestata da più parti, e non solo per le vacanze natalizie con la famiglia alle Hawaii proprio in concomitanza con la devastazione: Morrison è criticato anche per aver risposto troppo lentamente all'emergenza e per aver minimizzato il legame tra questa e i cambiamenti climatici, che secondo gli esperti hanno contribuito a rendere l'annuale «stagione degli incendi» ben più drammatica del solito.

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