Autismo, la terapia in acqua che fa accorciare le distanze

Aderiscono otto città, da nord a sud L'anno scorso il record di vasche raggiunto a Napoli con 1.200 km

Autismo, la terapia in acqua che fa accorciare le distanze

Nell'acqua della piscina avviene l'abbraccio. Allora è l'acqua a sciogliere la paura. E si può cominciare, da abbracciati, a giocare, capirsi, conoscersi. Ci sono entrati a bracciate, nel mondo dei bambini autistici, 25 anni fa. Erano giovani istruttori di nuoto. Oggi, Giovanni Caputo e Giovanni Ippolito, sono psicologi, impegnati a gestire la terapia multisistemica in acqua (Tma) da loro creata per aiutare bambini e adolescenti con disturbi dello sviluppo.

L'acqua come culla, come collante, come opportunità. «Perché il primo obbiettivo è intrecciare una relazione con chi, d'istinto, fugge da ogni contatto - racconta Barbara Racca, insegnante di nuoto e operatrice Tma (oltre che mamma di due ragazzini autistici)- Dopo, ci si può dedicare alla cura degli aspetti sensoriali, motori, comportamentali e cognitivi».

Per diffondere il metodo che conta 300 operatori in tutta Italia e duemila bambini seguiti e per celebrare domenica la giornata mondiale della consapevolezza dell'autismo, Caputo e Ippolito promuovono, per il secondo anno, la maratona natatoria detta anche Ab-bracciata collettiva. Sono 30 ore da trascorrere in acqua, a partire dalle 7.30 di domani fino alle 13.30 di domenica. Chiunque può partecipare, sono aperte le piscine di otto città, da Siracusa a Napoli, da Milano a Treviso (l'elenco è sul sito: terapiamultisistemica.it). «Ogni partecipante starà in acqua da un minimo di 15 minuti per il tempo che vorrà - spiega Barbara Racca - C'è chi galleggia, chi nuota, chi gioca con gli operatori, anche di notte le piscine saranno animate. Ci sono i bambini autistici, i loro familiari, gli amici, i conoscenti, chiunque può aderire. Ci si organizza per trascorrere la nottata, si portano sacchi a pelo e cibo per gli spuntini». L'offerta è libera e verrà devoluta alle famiglie che stanno affrontando la terapia, volendo si può anche indicare a chi devolverla.

Verranno calcolati i metri percorsi da ciascuno, «il sommare i chilometri nuotati in ogni piscina rappresenta simbolicamente il tentativo di avvicinarsi alle famiglie dei bambini autistici - spiegano gli organizzatori - Un modo per condividere con loro, una piccola parte della loro vita, un modo per ab-bracciare le loro cause finalizzate al riconoscimento dei diritti dei loro bambini speciali, spesso negati». L'acqua come cemento e l'acqua che fa crollare i muri. Sono gli effetti magici dello sport e della condivisione. «Molti bambini autistici rifiutano di farsi abbracciare e toccare - rivela Barbara - In piscina favoriamo l'aggrappamento, siamo le loro àncore. Devo riconoscere che fra i momenti più appaganti c'è proprio quello della rottura della diffidenza, quando si viene cercati con un sorriso. L'acqua di per sè invita al gioco, i movimenti guidati favoriscono autonomia e autostima. A poco a poco, e nel modo che ciascuno ha proprio, ci si relazione con gli altri e si impara a gestire l'aggressività». Diffidenza dei bambini autistici verso il mondo ma anche diffidenza di chi non conosce l'autismo. Fra gli intenti della giornata c'è proprio quello di trasformare i partecipanti in tanti vasi comunicanti.

Barbara ha conosciuto la terapia grazie al passa parola fra mamme e, cinque anni fa, ha avviato entrambi i figlioli, Marco di 7 anni e Fabio di 14.

«Ho toccato con mano piccole e grandi conquiste, per noi importantissime. Entrambi i figli frequentano il corso con due istruttori e quando i giochi sono finiti, si aspettano, si cercano e si prendono per mano: si riconoscono come fratelli».

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