Gian Maria De Francesco
Roma Più del doppio dell'Irap e venti volte la Tasi. Lo Stato preleva ben 71,6 miliardi da automobilisti, motociclisti e guidatori di veicoli commerciali. Un gettito monstre che si confronta con i 30,4 miliardi dell'imposta regionale sulle attività produttive e con i 3,5 miliardi della tassa sui servizi indivisibili, le due tasse più odiate dagli italiani.
L'analisi dell'Ufficio studi della Cgia di Mestre ha inoltre messo in evidenza che dal 2009, anno peggiore della crisi, il prelievo fiscale è aumentato di 5,3 miliardi di euro (+8%), sebbene vi sia stato un forte calo delle vendite solo parzialmente recuperato nell'ultimo anno e mezzo. Quasi l'82% dei 71,6 miliardi di euro di tasse prelevate dal settore automotive è riconducibile all'utilizzo del parco circolante, il 9,5% all'acquisto e l'8,5% alla tassa di possesso.
Oltre la metà del gettito complessivo (51,7%) proviene dai carburanti: tra Iva e accise nel 2014 (ultimi dati disponibili) sono stati versati 37 miliardi di euro. Notevoli anche gli incassi Iva relativi a manutenzione, acquisto di ricambi e di pneumatici (9,6 miliardi). Il bollo auto, invece, ha garantito alle regioni italiane 6,1 miliardi di euro, mentre ammonta a 5,4 miliardi di euro l'Iva incassata sulle vendite di auto e moto. Allo stesso livello di gettito (5,4 miliardi) sono saliti i prelievi che gravano sui parcheggi e le contravvenzioni che per i Comuni sono il modo migliore per fare cassa. Le imposte sull'Rc auto hanno, invece, toccato quota 4,2 miliardi, mentre i lubrificanti, infine, hanno portato al fisco poco più di 900 milioni.
Un vero e proprio boom, invece, ha interessato i pedaggi autostradali, che hanno segnato un +46% nel periodo 2009-2014 a quota 1,8 miliardi. E sebbene le Province abbiano chiuso i battenti, l'imposta provinciale di trascrizione è aumentata del 16,1%, toccando la quota di 1,3 miliardi di euro.
La Cgia boccia anche la proposta renziana di sostituire il bollo auto con un aggravio dell'accisa di 0,16 euro al litro. «Chi utilizza il mezzo per motivi professionali subirebbe un fortissimo danno economico», ha commentato il coordinatore dell'Ufficio Studi, Paolo Zabeo.
Per il segretario della Cgia, Renato Mason, la migliore soluzione è abolire l'Imposta provinciale di trascrizione. «Che senso ha onorare un tributo che ci costa oltre un miliardo all'anno ad un ente che di fatto non esiste più?», sostiene aggiungendo che si potrebbe pensare alla cancellazione di alcune accise che pesano 0,25 euro per ogni litro di carburante.
sono ancora in vigore, infatti, quelle per la guerra in Abissinia del 1935, per la crisi di Suez del 1956, per il disastro del Vajont del 1963 e per l'alluvione di Firenze del 1966 e per il terremoto del Belice del 1968. Il non detto dello studio della Cgia è che queste tasse si possono abbassare definitivamente solo tagliando la spesa. Molto difficile per un governo in perenne campagna elettorale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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