Ma gli azzurri avvertono gli alleati sovranisti: "Serve una coalizione"

Gelmini: «In Parlamento ci sono già i numeri per il proporzionale. Ora basta coi distinguo»

Ma gli azzurri avvertono gli alleati sovranisti: "Serve una coalizione"

Milano - Occhio alla legge elettorale. Quando la situazione politica si ingarbuglia, è buona regola tener d'occhio la legge elettorale, che non a caso in Italia è cambiata come in nessun altro Paese.

Forza Italia è attentissima a questi sviluppi. Ed è anche determinata a far capire a tutti - ma proprio a tutti - un concetto: gli azzurri non possono essere tagliati fuori, non può farlo la nuova alleanza «giallorossa» e non possono farlo neanche gli alleati.

Adesso le relazioni diplomatiche fra Lega e Fi volgono al bello, ma per evitare brutte sorprese e tentazioni egemoniche dei sovranisti, gli azzurri sembrano intenzionati a mandare a Lega e Fdi un messaggio, un messaggio che più chiaro non si può: o si ragiona in una logica di coalizione oppure ognuno farà per sé, non ci sono portatori d'acqua.

Il mittente di questo messaggio oggi è in primo luogo Mariastella Gelmini, capogruppo alla Camera, che rivolgendosi idealmente a Giorgia Meloni e Matteo Salvini avverte: in Parlamento i numeri per la proporzionale già ci sono, certo sarebbe un ritorno passato, è vero, noi restiamo convintamente per il maggioritario perché pensiamo che sia la scelta giusta per il Paese, ma ora è necessario il rispetto da parte degli alleati, devono finire i distinguo, altrimenti è chiaro che qualcuno avrà tentazione di votarlo, il proporzionale.

L'ipotesi, come si sa, è tutt'altro che campata in aria. Si è detto e scritto infatti, che per neutralizzare lo «spauracchio» Salvini, i due partiti della nuova acrobatica alleanza di governo, Pd e 5 Stelle, potrebbero pensare di mettere mano a una nuova riforma che vada nel senso di un proporzionale puro, un sistema che sarebbe perfettamente in linea con i proclami assemblearisti che si ritrovano in tutta la storia dei 5 Stelle, e anche con la tradizione della sinistra, comunista e non solo, che è da sempre ancorata al parlamentarismo puro, con la sola eccezione dei «prodiani».

Salvini è ben consapevole di quelli che sono i suoi interessi e i rischi. Sa che un maggioritario secco gli consentirebbe di fare il pieno di collegi: al Nord e nel Centro Italia, ovviamente, ma anche nel Meridione insieme agli alleati. Non a caso, a poche centinaia di metri di distanza da Forza Italia, mentre era impegnato a un evento con gli amministratori locali della Lega, ha annunciato che col Carroccio è pronto a mettere in moto le Regioni per chiedere un referendum in grado di eliminare la parte proporzionale della legge vigente. Ma dovrà tener presente, Salvini, che nelle Regioni è proprio con Forza Italia che i suoi governano.

In contemporanea con le sue parole, le agenzie cominciavano a battere le dichiarazioni rese da Gelmini a margine dell'evento organizzato a Milano dal coordinatore regionale Max Salini: «Noi non temiamo nessuna legge elettorale - ha detto - purché ovviamente assicuri la rappresentanza politica e dei territori, ma per schierarci serve anche chiarezza dagli alleati: perché il maggioritario in Italia si fa se ci sono le coalizioni». «Nessuno può pensare di chiedere a Forza Italia di sostenere una legge maggioritaria per fare poi i propri interessi e continuare a dire - come ad esempio ha fatto la Meloni in questi mesi - che l'alleanza dei sovranisti è autosufficiente».

L'ex ministro Renato Brunetta, che ha visto nel vertice Berlusconi-Salvini «un nuovo inizio», fa sapere che su riforme

costituzionali ed elettorali «avremo modo di parlare tra pari». E la capogruppo al Senato, Anna Maria Bernini, assicura che «non esistono sistemi perfetti» e che Fi lavorerà per tenere insieme volontà popolare e governabilità.

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