Calabrese di Soverato, provincia di Catanzaro, 50 anni. Gelsomina Silvia Vono è l'ex grillina che forse ha fatto il salto più impensabile di tutti, in questa era politica di rimescolamenti improvvisi, dove tutto è possibile. L'avvocato «da sempre impegnata in politica sul territorio» dice di essere «entrata in un Movimento che non era il mio». E ora è approdata alla corte dell'«odiato» Matteo Renzi, iscrivendosi al neonato gruppo di Italia viva.
Senatrice, innanzitutto come sta?
«Sto bene, sono serena, per dirla alla Renzi».
Ha sentito i suoi colleghi del M5s?
«Sì, ho sentito molti di loro. In tanti mi hanno mostrato la loro stima. Di Maio mi ha mandato un messaggio per consigliarmi di smentire la notizia del mio passaggio di gruppo nel caso fosse stata falsa. Per quanto riguarda i 100mila euro di risarcimento per chi lascia, credo sia una clausola vessatoria».
Perché ha deciso di abbandonare i Cinque Stelle?
«Non è mai esistita una vera organizzazione di gruppo, si continuava ad andare avanti facendo ragionamenti da partito di opposizione, loro non hanno mai avuto un'idea di governo».
Che difficoltà ha incontrato in questo anno?
«Beh, io dovevo fare tutto da sola. Sul territorio mi sono trovata ad affrontare tanti problemi in totale solitudine, senza il supporto del gruppo. Nel M5s c'è sempre questa pretesa di essere antropologicamente superiori che impedisce di raggiungere obiettivi concreti».
Allora ha ragione Salvini a dire che il Movimento è il partito del No?
«Su questo sicuramente ha ragione, ma sa cosa le dico?».
Cosa?
«L'antisistema è un altro sistema che fa più danni del cosiddetto sistema».
Come erano i rapporti tra il gruppo parlamentare e i big, a partire da Di Maio?
«Se ci fossero stati dei big avrebbero pensato a dare una vera organizzazione al M5s, evidentemente sono dei falsi big».
Che succede nelle riunioni tra i parlamentari e il capo politico?
«Non bisogna fare riunioni solo per ascoltare le lamentele e poi andarsene via, come se nulla fosse. Per scherzare dico che se uno deve parlare dei suoi problemi può andare dallo psicologo oppure iscriversi al M5s». Ride.
Ma se lei ha questo approccio così pragmatico come ci è finita nei Cinque Stelle?
«Per un anno ho avuto la tessera dell'Italia dei Valori, poi sono stata eletta nel mio comune con una lista civica. Facevo parte di un comitato per risolvere il problema di una strada che collega Soverato a Serra San Bruno, cioè la parte jonica a quella tirrenica della Calabria e molte volte sono venuti da noi parlamentari M5s come Dalila Nesci e Paolo Parentela».
E poi?
«Il 24 gennaio 2018 mi chiama Dalila Nesci e mi propone la candidatura all'uninominale perché nella mia zona non riuscivano a chiudere le liste. Io ho dato la mia disponibilità e il 29, giorno della chiusura delle liste, ho saputo di essere stata candidata con un messaggino della Nesci».
Si parla di grande malumore tra gli eletti all'uninominale
«C'è moltissimo malessere».
Nelle assemblee i parlamentari hanno attaccato più volte lo strapotere dello staff Comunicazione, può confermare queste critiche?
«A un certo punto è il politico che deve dare la linea e al massimo la comunicazione dà una mano a fare uscire le cose, non il contrario».
Perché è andata con Renzi?
«Renzi ha dimostrato visione, lungimiranza e coraggio».
Però
continuerà comunque a sostenere il governo insieme ai Cinque Stelle, come si concilia con ciò che ha detto fino ad ora?«Insieme a Italia viva sosterrò il governo guidato da Conte, che ritengo un uomo preparato e libero».
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