Che sia in collegamento dal Nicaragua o abbia la Tour Eiffel sullo sfondo oppure indossi un'insolita grisaglia nel salotto di Fabio Fazio, il copione è sempre lo stesso: Alessandro Di Battista contro tutti. La lista di «nemici», stilata insieme ai vertici del M5s, è lunga. Stati Uniti, la Francia di Macron, Giorgio Napolitano, naturalmente Matteo Renzi e Silvio Berlusconi, persino l'alleato di governo Matteo Salvini.
E nonostante il piano non sembri, stando a guardare i sondaggi, funzionare più di tanto, Di Battista invece di diradare la sua presenza, continua ad alzare l'asticella della propaganda da homo grillinus primigenio. Riavvolgendo il nastro della giornata che ha visto l'ex deputato ospite di Lucia Annunziata a Mezz'ora in più su Raitre, troviamo un attacco frontale all'America, l'amico per eccellenza della politica estera italiana e di tutta l'Europa occidentale. «Se sto con Putin? - ha risposto alla domanda della giornalista - L'Europa avrà un futuro se si sgancerà dagli americani, guardiamo oltre gli assetti post Seconda guerra mondiale», ha affermato Di Battista, ribadendo implicitamente la volontà di rivestire il ruolo di guru pentastellato sui temi di politica estera. Un'influenza che arriva fin dentro il governo e il Parlamento, con due esponenti vicinissimi a Dibba in posizioni chiave: Manlio Di Stefano, sottosegretario alla Farnesina, e Marta Grande, presidente della commissione Esteri alla Camera.
Quindi si butta sulla polemica venezuelana: «Non ho mai detto che essere neutrale vuol dire stare con Maduro, sono fake news. Legittimare un signore (Guaidò, ndr) presidente dell'Assemblea che si è auto legittimato vuol dire soffiare sul fuoco». Di Battista, collegato da Parigi, ma per «motivi personali», dato che la compagna Sahra è francese, non nega comunque di essere lì anche per «annusare la situazione» in queste settimane calde della protesta dei gilet gialli. E a proposito della crisi con la Francia e delle strizzate d'occhio ai rivoltosi transalpini, prova a difendere il Movimento: «Il M5s sta cercando di formare un gruppo nuovo in vista delle elezioni europee, stiamo tessendo relazioni con movimenti nuovi», quindi la crisi con la Francia «non c'entra nulla con l'incontro che abbiamo avuto con i gilet gialli». Ed ecco la stoccata all'odiato presidente francese: «Siamo stati in Polonia, Croazia, Finlandia a tessere relazioni ma non è che i presidenti di quei Paesi hanno ritirato l'ambasciatore. Se Macron vede questo incontro come lesa maestà è un problema suo».
Collegata alla campagna contro il governo francese, che «non può fare a noi la morale sul razzismo, quando i loro gendarmi alcune settimane fa hanno sbattuto i migranti alla frontiera in una foresta come cani», è la questione dell'intervento militare
in Libia del 2011. «La Francia chieda scusa per l'intervento scellerato in Libia nel 2011», ha detto spiegando che in quel frangente «Napolitano si è piegato in modo vile e Berlusconi ancora di più perché era contrario».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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