Il bavaglio a Gazebo e l'autogol di Angelino

Se un Gazebo non ripara da figuracce

Il bavaglio a Gazebo e l'autogol di Angelino

Che un'istituzione della Repubblica rifiuti di accreditare a una conferenza stampa una trasmissione tv nazionale è un caso forse senza precedenti. Che questo accada con tanto di irridente comunicato girato alle agenzie di stampa dal portavoce del ministro degli Esteri è ancor più grave, qualunque possa essere il torto che Angelino Alfano ritiene di aver subito da Gazebo e da Rai3. Già, perché se la Farnesina accusa Diego Bianchi di non impiegare a dovere il canone del contribuente (cosa tutta da dimostrare), lo stesso si potrebbe dire di un dipendente pubblico lautamente retribuito anche per rispondere alle domande di quei giornalisti che non sono embedded come piace oggi ai politici.

Quello del ministro degli Esteri, insomma, più che uno scivolone è un ruzzolone. Per giunta sguaiato quando prova a fare il verso proprio a Gazebo, ironizzando sul fatto che potrebbe impiegare meglio la «splendida giornata di primavera romana». Un ruzzolone che ha dato vita a un incredibile corto circuito se a difendere la libertà di stampa si è levata la voce di molti grillini. Cioè, proprio di coloro che sul blog di Beppe Grillo pubblicano le liste di proscrizione dei cronisti sgraditi - il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio è arrivato a consegnarne una all'Ordine dei giornalisti - con tanto di insulti dei militanti.

D'altra parte, ormai, quando c'è di mezzo l'informazione è lecito tutto e il suo esatto contrario. Perché al netto di tanti torti e molte ragioni è sempre e comunque colpa della stampa.

Che si tratti del Fatto quotidiano che pubblica le intercettazioni di Matteo Renzi o di Repubblica.it che ferma babbo Tiziano e si becca un «vaffa»: «Vada a fare in culo lei e tutti i suoi colleghi!». Quando si dice la politica bipartisan.

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