Cronache

Bergoglio proclama santi due rivoluzionari della fede

Davanti a 70mila fedeli, il Papa ha elevato all'onore degli altari il pontefice Paolo VI e il vescovo Romero

Bergoglio proclama santi due rivoluzionari della fede

Roma - La chiesa ha sette nuovi santi. Tra loro anche Papa Paolo VI e monsignor Oscar Arnulfo Romero, assassinato il 24 marzo 1980 dagli squadroni della morte in Salvador, mentre celebrava messa. «Con l'autorità di nostro Signore, dopo aver lungamente riflettuto, invocato più volte l'aiuto divino e ascoltato il parere di molti nostri fratelli nell'episcopato, dichiariamo e definiamo Santi Paolo VI, Oscar Arnulfo Romero Galdamez, Francesco Spinelli, Vincenzo Romano, Maria Caterina Kasper, Nazaria Ignazia e Nunzio Sulprizio», ha annunciato solennemente Bergoglio in una piazza San Pietro gremita da 70mila fedeli.

Prende spunto, Papa Francesco, dal Vangelo del giorno, quello in cui «un tale chiede a Gesù come fare per avere la vita eterna», per condannare la ricchezza fine a se stessa. E per lanciare un monito sul pericolo dell'accumulo di soldi. «La ricchezza è pericolosa e, dice Gesù, rende difficile persino salvarsi - osserva il Pontefice -. Dove si mettono al centro i soldi - ribadisce - non c'è posto per Dio e non c'è posto neanche per l'uomo».

Sulla facciata della basilica di San Pietro svettano i setti stendardi con i ritratti dei nuovi santi: al centro c'é Papa Montini. In piazza le bandiere da tutto il mondo, segno dell'universalità della chiesa. Concelebrano, sul sagrato, gli oltre 250 vescovi che partecipano al Sinodo dei giovani.

«Il Signore non fa teorie su povertà e ricchezza, ma va diretto alla vita. Ti chiede di lasciare quello che appesantisce il cuore - prosegue nella sua omelia Papa Francesco - di svuotarti di beni per fare posto a Lui, unico bene. Non si può seguire veramente Gesù quando si è zavorrati dalle cose. Perché, se il cuore è affollato di beni, non ci sarà spazio per il Signore che diventerà una cosa tra le altre». Il problema, chiarisce subito il Pontefice, non é Dio. «Il problema è dalla nostra parte: il nostro troppo avere, il nostro troppo volere ci soffocano il cuore e ci rendono incapaci di amare. Perciò San Paolo ricorda che l'avidità del denaro è la radice di tutti i mali».

Francesco mette in guardia dalla ricerca del «piacere passeggero, dal chiacchiericcio sterile e dalla monotonia di una vita cristiana senza slancio, dove un po' di narcisismo copre la tristezza di rimanere incompiuti». «Senza un salto in avanti nell'amore - conclude - la nostra vita e la nostra Chiesa si ammalano di autocompiacimento egocentrico».

In questo, l'esempio dei santi ci aiuta. Paolo VI «ha speso la vita per il Vangelo di Cristo, valicando nuovi confini e facendosi suo testimone nell'annuncio e nel dialogo, profeta di una Chiesa estroversa che guarda ai lontani e si prende cura dei poveri».

Mons. Romero, sottolinea Bergoglio, «ha lasciato le sicurezze del mondo, persino la propria incolumità, per dare la vita secondo il Vangelo, vicino ai poveri e alla sua gente, col cuore calamitato da Gesù e dai fratelli».

Sul sagrato di San Pietro ci sono il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, la Regina Madre spagnola Sofia, i presidenti di Salvador, Cile e Panama e il ministro degli esteri francesi.

Esposte anche le reliquie dei nuovi santi: la maglietta insanguinata dell'attentato subito a Manila nel 1970 per Papa Montini, e un frammento di osso per il vescovo salvadoregno «vicino ai poveri e agli ultimi».

E sabato Francesco ha fatto visita al Papa emerito, che proprio da Montini fu creato cardinale nel suo ultimo concistoro del giugno 1977.

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