La data dell'annunciato incontro post-ballottaggio tra Silvio Berlusconi e Matteo Salvini deve ancora essere fissata. Ma la volontà che emerge su entrambi i fronti è quella di mettere in campo qualcosa di più di una chiacchierata di cortesia o un semplice scambio di idee. Raccontano che Giancarlo Giorgetti, l'uomo da molti identificato come il «Gianni Letta padano», il tessitore delle alleanze nel nuovo Carroccio a trazione salviniana, abbia confessato che è arrivato il momento che Salvini e Berlusconi si chiudano in una stanza per qualche ora e decidano come impostare i termini della futura alleanza. La consapevolezza della necessità di una accelerazione, insomma, esiste, anche perché lo smalto del premier non è più così scintillante, la luna di miele con gli elettori sembra essere declinante e su Matteo Renzi e la sua maggioranza si sta abbattendo una «tempesta perfetta», in cui si incrociano le pesanti scorie giudiziarie di «Mafia Capitale», l'evidente difficoltà di gestione della questione migranti, con il sonante schiaffo incassato dall'Ue, e il nodo dei conti pubblici sempre più a rischio. Una miscela esplosiva destinata a far esplodere contraddizioni interne alla maggioranza rimaste finora sopite. In soldoni, non c'è più tempo da perdere. Perché se oggi i sondaggi dicono che la maggioranza degli italiani boccia il governo; il 73% considera l'immigrazione un problema per l'Italia; il 66% sostiene che l'esecutivo Renzi sta affrontando male l'emergenza immigrati, la possibilità che sempre più elettori cambino rotta è fortissima e a questa domanda politica bisogna fornire una risposta che tenga anche conto della legge elettorale, con il premio di maggioranza al primo partito.
L'idea di fondo è che per sviluppare un progetto comune sia necessario partire da temi concreti. Quindi avanti con una linea più risoluta su sicurezza e immigrazione, come l'affondo di Berlusconi, in una telefonata a una manifestazione elettorale, dimostra: «Renzi fa tante chiacchiere, ma non agisce. Facessero quel che vogliono: occupassero anche gli uffici a Bruxelles, ma l'immigrazione deve essere divisa per quote tra Paesi Ue. La sicurezza sarà il nostro primo obiettivo quando torneremo al governo». Ma per ripartire insieme si pensa e si lavora anche a un piano anti-tasse. Berlusconi da tempo sta studiando e analizzando modelli di «flat-tax».
Nel dicembre scorso aveva ricevuto uno studio preparato da Antonio Martino e Giuseppe Moles che prevedeva una aliquota fissa al 20%, con esenzione per i redditi fino a 13mila euro. Negli ultimi giorni, in vista dell'incontro Berlusconi-Salvini, sono tornati a ragionare su questo tema sia Deborah Bergamini con Giancarlo Giorgetti, sia Renato Brunetta con il responsabile economico di «Noi con Salvini», Armando Siri. La Lega vorrebbe una versione più spinta al 15%, ma secondo i calcoli azzurri non sarebbe sostenibile per le casse dello Stato.
Bisogna, quindi, trovare un punto di ricaduta così da mettere nero su bianco una piattaforma da sottoporre anche alle categorie, secondo uno schema su cui sta ragionando lo stesso Salvini, dopo l'incontro con i giovani di Confindustria. Le prove tecniche di ricostruzione dell'asse Forza Italia-Lega, insomma, sono iniziate. E il centrodestra inizia a vedere una luce alla fine del tunnel.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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