Berlusconi lavora per il futuro. Bossi mediatore con la Lega

Il leader di FI condivide molte delle cose dette da Salvini in piazza e per le alleanze sa di poter contare sul Senatur. Il caso Piemonte agita i fittiani

Berlusconi lavora per il futuro. Bossi mediatore con la Lega

Il Cavaliere, da Arcore, osserva il bagno di folla di Salvini a Roma. Segue il comizio in tv, è tranquillo, nonostante la piccola frattura - «composta», dice il suo medico Alberto Zangrillo - del malleolo. Se l'è procurata qualche giorno fa mettendo male il piede scendendo dall'auto. «Può deambulare - aggiunge Zangrillo - e semmai accompagnarsi con una stampella, deve prestare attenzione ai movimenti per una ventina di giorni. Nulla di grave». L'ex premier è monitorato con gli esami fatti alla clinica Madonnina di Milano.

Ieri ha seguito appunto Salvini. Riconosce un'indubbia capacità trascinante del leader del Carroccio. Condivide molte delle cose sentite dal palco di piazza del Popolo, specie quando Salvini parla di tasse, di troppo Stato, di aiuti alle piccole e medie imprese, di immigrazione. Ma la testa dell'ex premier è al nodo alleanze che ancora non si è sciolto; e verosimilmente non si scioglierà fino a domani quando, in casa leghista, si terrà il consiglio federale. Sa bene che nel Carroccio le tensioni non mancano con la sorta di derby Salvini-Tosi ma il Cavaliere confida in un alleato pesante: l'Umberto. Bossi, al quale Salvini dal palco tributa un elogio, in questo momento fa il mediatore: c'è anche l'ex «capo» del Carroccio a lavorare affinché, come diceva spesso il Senatur, si «trovi la quadra». E lo conferma a microfoni aperti: «Non bisogna abbandonare né Tosi né Berlusconi. Non è conveniente andare avanti senza il Cavaliere». Lo stesso mantra di Berlusconi che ai suoi, vedendo il comizio, conferma: «Il centrodestra vince soltanto se corre unito con un programma politico chiaro e concreto». Salvini svicola, alla piazza giura che «il problema delle alleanze non me lo pongo. Sarà che ora penso ad allearmi con 60 milioni di italiani... Cosa farà Fi lo vedremo. Non sarò io a mettere veti ma dico no a mettere insieme forze diverse anche se non c'entravano nulla le une con le altre, tant'è che il giorno dopo litigavano». Non proprio una chiusura. Berlusconi lascia che gli ambasciatori lavorino per l'intesa.

Intanto, sebbene Forza Italia dopo lo strappo del Nazareno sia convintamente all'opposizione tanto che Brunetta evoca un «Comitato di liberazione nazionale dal partito di Renzi e dei suoi cari», nel partito continuano le turbolenze coi fittiani. L'ultimo casus belli arriva dal Piemonte dove il coordinatore, Gilberto Pichetto, rimuove i responsabili del partito di Torino (Ettore Puglisi) e del Verbano Cusio Ossola (Valter Zanetta), vicini all'ex governatore pugliese. Pichetto spiega: «La catena di comando è legata al rapporto fiduciario che ho con Berlusconi. Nel momento in cui due esponenti di Forza Italia si impegnano in iniziative contro il presidente ritengo che questo rapporto fiduciario venga meno». Fitto va su tutte le furie: «C'è ormai un vero allarme democratico nel partito in tutta Italia - denuncia -. Forza Italia e il centrodestra hanno bisogno di una libera competizione di idee e di consenso, non di prepotenze».

Anche l'ex coordinatore del Pdl Sandro Bondi rompe condanna le rimozioni: «Mai avrei pensato che nel partito che ho contribuito a fondare si potesse arrivare a livelli tanto bassi...». E ancora: «Non sono fittiano né altro perché da tempo sono fuori dalla politica ma sono davvero allibito per i metodi usati».

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