Berlusconi tiene la linea: la priorità è abbassare le tasse

Il Cavaliere aspetta l’esito della resa dei conti nei dem ma conferma la fedeltà al programma dei moderati

Berlusconi tiene la linea: la priorità è abbassare le tasse

È una partita ancora alle primissime battute. Tutte le opzioni restano aperte, bisognerà vedere quale scenario si andrà profilando tra qualche settimana. Fermo restando che l’opzione Salvini è la prima scelta e l’indicazione a suo favore da parte di Forza Italia è chiara e incontrovertibile, se non fosse possibile percorrere l’opzione di un governo guidato dal segretario del Carroccio, non può essere esclusa l’alternativa di un esecutivo di unità nazionale che abbia come obiettivo quello di iniziare a diminuire le tasse (ed evitare l’aumento dell’Iva). Silvio Berlusconi continua a tenersi lontano, almeno in termini di dichiarazioni ufficiali, dal caos post-elettorale. Monitora con attenzione la situazione, oggi vedrà Niccolò Ghedini ad Arcore, dopo essersi confrontato nei giorni scorsi con Gianni Letta. Poi da martedì sera sarà a Roma e mercoledì incontrerà i parlamentari. Una settimana di riflessione e confronto che si concluderà con il vertice dei leader - probabilmente tra giovedì e sabato - con Matteo Salvini e Giorgia Meloni. È chiaro che Forza Italia deve ancora riprendersi dal sorpasso leghista. Tra le fila parlamentari circola un certo disorientamento, il Carroccio appare sempre più aggressivo sui territori e il timore di uno scouting sul personale politico azzurro si fa sentire. Il «fattore Berlusconi», in questo senso, sarà ancora una volta fondamentale per far ripartire il motore del partito. Per il momento gli occhi di tutti sono puntati sulla direzione Pd. Contatti con il Nazareno ci sono, ma gli stessi dem rinviano ogni ragionamento in attesa del chiarimento interno o resa dei conti che dir si voglia. Di certo il primo nodo da affrontare sarà quello delle presidenze delle Camere. Nel vertice dei leader verrà fatto presente a Salvini che a fronte dell’indicazione del suo nome come candidato premier sarebbe corretto convergere su un nome di Forza Italia per la guida del Senato. È chiaro, però, che non sarà facile legare le due partite visto che la seconda si gioca totalmente alla cieca, dato che nessuno ora è in grado di prevedere come finirà la trattativa per la formazione del governo. «In Germania ci sono voluti 5 mesi e dieci giorni per archiviare definitivamente la coalizione Giamaica e fare le larghe intese tra Cdu e Spd (si è votato il 24 settembre e la Spd ha detto sì alle larghe intese il 4 marzo con un referendum tra i suoi iscritti). È chiaro che in Italia si rischia una trattativa lunga che potrebbe risolversi per logoramento», azzarda una previsione un dirigente azzurro. Altra questione da affrontare è quella del Friuli dove si voterà il 29 aprile: l’accordo tra Forza Italia e Lega, precedente alle elezioni, assegnava agli azzurri la scelta del nome ma il Carroccio ha posto il veto su Riccardo Riccardi, attuale capogruppo in Consiglio regionale, e spinge per uno tra Stefano Balloch e Attilio Vuga, il primo attuale sindaco di Cividale, il secondo ex primo cittadino della stessa città. In caso di ulteriore impasse, la Lega potrebbe proporre Massimiliano Fedriga, capogruppo uscente alla Camera.

Sullo sfondo Antonio Tajani, parlando con il Messaggero, boccia l’idea di un partito unico caldeggiata da Giovanni Toti: «Oggi sarebbe un errore andare in quella direzione - osserva - perché la somma del consenso delle forze del centrodestra non sarebbe uguale». E sul fronte delle alleanze spiega: «Anche Salvini ha mandato un segnale di confronto al Pd. Aspettiamo di vedere come evolve il dibattito interno nei partiti».

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