Berlusconi: "Vi racconto i miei primi 80 anni Ora sono un patriarca"

Le confessioni nell'intervista a «Chi»: «Dopo la malattia la consapevolezza della mia età»

Berlusconi: "Vi racconto i miei primi 80 anni Ora sono un patriarca"

È una intervista senza filtri quella che Silvio Berlusconi concede ad Alfonso Signorini, nell'ultimo numero di Chi, in occasione del suo 80esimo compleanno. Un dialogo nel quale l'ex premier passa in rassegna i suoi affetti, ricorda il legame fortissimo e profondo con i genitori, fotografa il solido rapporto con i figli e i nipoti e si sofferma sulla sua nuova vita dopo l'operazione del giugno scorso.

«Ho avuto una famiglia eccezionale: mamma e papà mi sono sempre stati vicino e mi hanno sempre sostenuto, anche quando non erano d'accordo su certe mie scelte che giudicavano troppo ardite. Il giorno più felice e quello più triste della mia vita sono legati in modo forte e indissolubile a loro». Il giorno più felice è quello in cui il padre Luigi, antifascista rifugiato in Svizzera dopo l'8 settembre, rientrò in Italia raggiungendo la famiglia a Oltrona di San Mamette, il comune in provincia di Como dove erano sfollati. «Avevo solo nove anni ma quel giorno lontano lo ricordo come ieri. Quando scese dal treno che arrivava da Como mi prese in braccio e mi portò tra le braccia fino a casa, mentre io lo riempivo di baci. Ecco, quello è stato il giorno più bello della mia vita». I giorni più tristi, invece, sono stati quelli della scomparsa dei genitori, in particolare della mamma Rosa. «Perderla è stata una sofferenza forte, profonda. Il nostro rapporto era speciale: ci sentivamo al telefono almeno due volte al giorno e ogni volta lei mi diceva quanti rosari aveva sgranato per me. Quando mia madre è morta, l'ho sostituita con Marina: Marina oggi per me è madre, sorella e figlia».

Il secondo capitolo dell'intervista è dedicato alla politica, trattata con distacco, ma anche con l'orgoglio dei successi raggiunti. «La politica non mi ha mai appassionato. Mi ha fatto solo spendere un sacco di tempo e di energie. Se sono sceso in campo è solo per impedire l'ascesa dei comunisti al potere. Visto che Tangentopoli aveva praticamente cancellato la storia e i protagonisti di tutti e cinque i partiti democratici che ci avevano governato per cinquant'anni, non esistevano alternative. So solo che tanto in politica estera quanto in politica interna non ho mai sbagliato un colpo. E non sono caduto per colpa mia». L'ex premier parla anche dei «tradimenti» politici subiti: «Pensandoci bene, non mi viene in mente neppure un nome di un vero amico in politica. Ma non sono tipo da portare rancore: chi ha tradito non ha tradito me, ma gli elettori che l'avevano portato in Parlamento».

Il discorso si sposta poi sul suo stato d'animo attuale. «Nella mia vita non ho mai pensato all'età. Al contrario, ho sempre vissuto come se avessi quarant'anni, perché così mi sentivo: pieno di curiosità, di voglia di fare. Poi, improvvisa, è arrivata la malattia. E con l'operazione che ho subito è arrivata forte la consapevolezza che sono un uomo di ottant'anni. Sto guardando in modo ancora incerto a quello che può essere il mio futuro. La cosa che ho realizzato, forse la più importante, è che passerò più tempo con i miei figli e i miei nipoti. Dedicherò più tempo alle persone a cui voglio bene. Come ho fatto questa estate. Ed è giusto così: cinque figli e dieci nipoti fanno un patriarca. E io questo mi sento».

Sul settimanale del gruppo Mondadori, nell'intervista corredata da foto esclusive con figli e nipoti, aggiunge: «Nessuna festa. Farò solo una cena con i miei cinque figli. E ho pregato tutti quanti di non farmi nessun regalo. Se proprio vogliono, facciano beneficenza». Berlusconi ripercorre poi le sue relazioni sentimentali, dai matrimoni con Carla Dall'Oglio e Veronica Lario all'attuale compagna Francesca Pascale. «L'amore è stato importante nella mia vita, ma, confesso, la passione e l'impegno per il mio lavoro hanno spesso preso il sopravvento. Con Francesca non c'è alcuna crisi, come invece si ostinano a scrivere».

C'è spazio per un pensiero sul Milan.

«Ho un rimpianto: quello di non aver potuto lavorare sul Milan come avrei voluto. Se negli ultimi anni non è stato come prima è solo perché non ho avuto più tempo per occuparmene personalmente. Sono comunque il presidente che ha vinto di più nella storia del calcio».

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