Palazzo Chigi e Quirinale fanno squillare le trombe davanti ai presidenti francese e tedesco, che arrivano nell'Italia «liberata» dal cattivone Salvini annunciando mirabolanti soluzioni al problema degli sbarchi. Forse per nascondere l'impietosa realtà dei numeri, che inchioda il governo giallorosso a un'impennata di arrivi. Dal varo del nuovo governo sono sbarcati 946 migranti, una media di 67 circa al giorno. Da gennaio al passaggio di mano al Viminale ne sono stati registrati 5.624, ovvero 22,7 al giorno, tre volte di meno. I 1.435 giunti sulle nostre coste in settembre già superano qualsiasi mese di quest'anno. Il Conte bis provoca, di fatto, un netto incremento in controtendenza rispetto al suo primo governo.
La svolta «umanista», che riapre i porti, è servita da sirena, se non vero fattore di attrazione per gommoni in partenza dalla Libia diritti verso le navi delle Ong e soprattutto barconi o barchini che arrivano da soli. La nave Ocean Viking si è piazzata davanti alla Libia attendendo senza pudore di fare il «pieno». Mercoledì hanno recuperato il terzo carico arrivando ad un totale di 182 migranti, ma possono imbarcarne quasi il doppio.
Nella Waterloo annunciata degli sbarchi la panacea di tutti i mali propagandata dal governo è la chimera dell'accordo con l'Europa franco-tedesca. Il ministro dell'Interno di Berlino, Horst Seehofer, si è spinto addirittura ad annunciare un piano per la riforma di Dublino, il sistema bidone per l'Italia che si becca tutti i migranti. Poi si è lasciato andare ad una fumosa idea di «solidarietà flessibile» in vista della riunione di Malta, che rischia di partorire un topolino. La Francia di Macron non vuole la rotazione dei porti sicuri di sbarco, l'unico sistema certo per non essere sempre condannati a fare scendere tutti i migranti da noi.
Non è ancora chiaro se il grande patto riguarderà solo chi ha diritto all'asilo o anche una quota di migranti economici. Nodo cruciale tenendo conto che nel 2019 la prima nazionalità è quella dei tunisini, che dovrebbero venire rimandati tutti a casa e poi i pakistani e gli ivoriani, che in minima parte hanno diritto all'asilo. Per ora sono sicuramente esclusi quelli degli sbarchi autonomi ovvero la maggiorana degli arrivi.
I numeri reali delle quote da distribuire in Europa sono ancora simili a quelli del Lotto, ma la fregatura si profila sui costi di accoglienza e smistamento.
Chi paga? L'Europa o come sempre Pantalone? Il rischio è che il sistema si trasformi in un mascherato corridoio umanitario con le navi delle Ong che vanno a fare il pieno davanti alla Libia e sbarcano tutti in Italia in nome della distribuzione automatica per poi tornare a fare i traghetti umanitari.I trafficanti, fin d'ora, ringraziano.
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