Da vittima di furto a indagato per sequestro di persona. La metamorfosi si ripete, questa volta senza scomodare la legittima difesa, su un commerciante di Rimini che ha rinchiuso all'interno del proprio locale, in attesa dell'arrivo delle forze dell'ordine, un malvivente che lo stava minacciando. Potrebbe sembrare la solita barzelletta all'italiana se non fosse che la paradossale storia piombata su Rogih Roumani, egiziano, da anni residente nella località balneare, rischia ora di costargli cara. Quanto meno per la parcella legale. Dovrà infatti dimostrare di non aver commesso il reato per cui è stato denunciato da un tunisino che, scortato da altri due stranieri nel ruolo di «pali», qualche giorno fa si è introdotto nel suo locale puntandogli addosso una siringa, e intenzionato a estorcergli del denaro.Settanta euro, il prezzo che il giovane esercente avrebbe dovuto pagare ai tre «estorsori» per riavere indietro la bicicletta che qualche giorno prima gli era stata rubata. All'irruzione nel locale della frazione di Borgonuovo, che con l'inverno è spesso territorio di tossicodipendenti e malavita, Rogih ha avuto la prontezza di dare l'allarme ai vicini e di chiudere a chiave la porta d'ingresso del suo salone di parrucchiere. Rimanendo di fatto da solo, e disarmato, con il malvivente fino all'arrivo della polizia. «I miei vicini mi avevano già avvertito che dei loschi individui avevano chiesto di me - racconta al Resto del Carlino -. Quando li ho visti, da lontano, ho capito subito che avevano a che fare con la mia bici. Uno è entrato e, con una siringa in mano, ha iniziato a dirmi che lui non mi aveva rubato la bici, ma che se la rivolevo indietro, dovevo dargli settanta euro. Ha iniziato ad inveire contro di me in arabo. Gli altri due - riferisce - stavano per entrare nel locale ed io ho chiuso la porta e fatto segno ai miei vicini dalla finestra, di chiamare le forze dell'ordine. Il ragazzo tunisino è rimasto dentro ed ha continuato a minacciarmi». Una reazione che, come precisa il commerciante, gli era stata suggerita dalle stesse forze dell'ordine a cui si era rivolto qualche giorno prima per sporgere denuncia per il furto subito, una bici da 1.300 euro. «Sono stati proprio loro, i carabinieri, a dirmi di chiamarli nel caso qualcuno si fosse fatto vivo per rivendermi la mia bici e di bloccarli, in attesa del loro arrivo. E così ho fatto. Non mi sono fatto giustizia da solo, non ho alzato un dito su quell'uomo - si sfoga ancora -, ho chiamato la Polizia per essere dalla parte della legge. E come è finita?». Che il tunisino, quello che lo minacciava con una siringa, lo ha denunciato per sequestro di persona, magari sperando in un bel risarcimento danni. «Sono senza parole», dice Rogih amareggiato, ma soprattutto spaventato, visto che «il soggetto che mi ha ricattato è libero e tranquillo, mentre io devo affidarmi ad un avvocato per difendermi da questa accusa pazzesca». Il legale, Alessandro Buzzoni, assicura di voler «chiudere subito questa assurda vicenda». La notifica di indagine al 28enne è, spiega, un atto dovuto perché si tratta di un reato procedibile d'ufficio. Il verbale sarà trasmesso dalla Questura alla Procura, ma «confidiamo nel buon senso.
Qui - afferma - è Rogih la vera vittima, si è attenuto a quanto gli era stato suggerito dalle forze dell'ordine. Bisogna stare vicino a chi si mette nelle mani della giustizia. Lui ha avuto fiducia nello Stato. E adesso si sente abbandonato».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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