Lodovica Bulian
Cruente evocazioni di violenze sessuali, irripetibili volgarità e minacce di vario genere, anche di morte. E un hashtag, #adessobasta. Lo ha lanciato da Laura Boldrini insieme alla promessa che «d'ora in avanti farò valere i miei diritti», trascinando in tribunale le truppe dell'odio che spadroneggiano sul web. «Il tenore di questi commenti ha superato il limite consentito», ha scritto ieri la presidente della Camera pubblicando su Facebook solo alcuni dei messaggi ricevuti. Rassegnata dopo aver tentato più volte, inutilmente, di redimere la morale dei suoi odiatori - a novembre scorso rese pubbliche le identità di diversi insultatori e una di loro, una bracciante agricola, a sua volta presa di mira dalla rete, si scusò - ora la terza carica dello Stato è pronta a ricorrere alla guerra legale contro il popolo di haters che quotidianamente terrorizza il suo spazio virtuale insieme a quello di politici, vip, giornalisti, personaggi dello spettacolo. Alcuni costretti addirittura ad abbandonare i social per la gogna subita.
Il meccanismo è sempre lo stesso. L'offesa si scatena su qualsiasi post, commento, considerazione. Prende di mira una persona, una caratteristica, un'opinione. Su di essa catalizza altra massa d'odio che finisce per inibire la libertà d'espressione, mentre gli strumenti a disposizione per difendersi, come bannaggi e segnalazioni sui singoli utenti, sono ben poca cosa di fronte a una marea. Dove nemmeno l'anonimato è più una precauzione adottata da chi offende tanta è la percezione di impunità che si respira nel far west della Rete. Per questo Boldrini annuncia che trascinare in tribunale, con nomi e cognomi, coloro vomitano ogni genere di insulti: «Da oggi in poi tutelerò la mia persona e il ruolo che ricopro ricorrendo, se necessario, alle vie legali». La presidente, già protagonista sui social di una fatwa contro le pagine nostalgiche del fascismo e contro il dilagare delle fake news, (l'ultima che ha dovuto smentire era la foto di un'attrice americana spacciata per la sorella morta) non vuole più «stare a guardare.
Soprassedere rischia di inviare un messaggio di sfiducia verso le istituzioni preposte a garantire la sicurezza dei cittadini. Ai nostri figli dobbiamo dimostrare che in uno Stato di diritto chiunque venga aggredito può difendersi. Nessuno deve sentirsi costretto ad abbandonare i social per l'assalto dei violenti».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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