Politica

La bomba Benalla fa traballare Macron

Il premier tace, mentre oggi il suo ministro dell'Interno deve riferire in Parlamento

Francesco De Remigis

La bomba politica è a rischio deflagrazione. Al punto che l'Assemblea Nazionale francese sospende l'esame della riforma costituzionale finché nel Paese non ci saranno «condizioni più serene». A gettare la presidenza Macron e la Francia intera in un clima di incertezza non solo politica ma di sicurezza, è il caso Alexandre Benalla innescato mercoledì da Le Monde. Il quotidiano ha pubblicato il video dell'ex guardia del corpo di Macron - assunta all'Eliseo dopo la vittoria di En Marche! e già interprete di violenze su giornalisti tanto da guadagnarsi il soprannome di «Rambo» - protagonista delle brutali immagini della Festa dei lavoratori.

Durante quella manifestazione, a cui era stato autorizzato come «osservatore», Rambo indossa l'elmetto della polizia senza averne titolo, picchia due manifestanti inermi con un altro membro della sicurezza para-presidenziale, Vincent Crase, dipendente di En Marche!, e non viene licenziato ma solo sospeso per due settimane. Dall'Eliseo la notizia viene silenziata, il video (di cui sia Macron, sia il ministro dell'Interno erano a conoscenza) non arriva in procura. E se i picchiatori oggi sono indagati, è soltanto grazie a Le Monde.

L'Eliseo spiega di aver allontanato il 26enne Benalla. Ma la cenere posata sul 1° maggio di fuoco comincia a volare. Prima nel palazzo, poi fuori. Altre immagini mostrano Benalla accanto a Macron ai giardini Monet il 13 luglio ed anche alla parata del 14. Emerge un lussuoso appartamento a sua disposizione esclusiva, un'auto superequipaggiata, un autista e uno stipendio da 10mila euro. Conti che ai francesi non tornano e comportamenti ingiustificabili assunti secondo la procura pure dopo le violenze.

Da ieri si parla di «ingerenza nell'esercizio della funzione pubblica». Benalla ha infatti avuto accesso al video top secret di quel 1° maggio. Le immagini della videosorveglianza gli sono state fornite il 18 luglio da tre agenti della prefettura di Parigi per agevolarlo nella difesa. Perché? I tre, un vice capo di stato maggiore, un commissario e il comandante responsabile dei rapporti tra il Dipartimento di polizia e l'Eliseo, sono in custodia cautelare e non possono avere contatti con Crase e Benalla, per cui è arrivato il licenziamento e gli è stata tolta l'arma dal giudice.

La polizia vuole vederci chiaro. Ieri ha perquisito il suo domicilio, quello precedente alla dépendence con vista Tour Eiffel donata da Macron, dove oggi risiedono il segretario generale dell'Eliseo, il direttore di gabinetto, il capo di Stato maggiore e il 26enne body-guard. Macron tace. Sarà compito del ministro dell'Interno Gérard Collomb, oggi in Parlamento, dare plausibilità a questa storia, anche sul grado raggiunto senza studi dal Rambo francese: tenente colonnello della riserva della gendarmeria con porto d'armi (facilitato dall'Eliseo) e possesso di un badge «H» riservato solo a funzionari di alto rango per entrare all'Assemblea nazionale.

Le opposizioni sono sul piede di guerra, incredule di fronte ad una storia che l'Eliseo e Macron dovranno chiarire. Per spiegare, se non giustificare, l'atteggiamento avuto su questo civile dai metodi poco ortodossi, salito all'Eliseo fino al rango di incaricato di missione sulla sicurezza presso il capo di gabinetto François-Xavier Lauch. Benalla è tuttora agli arresti. Ma dai festeggiamenti per il Mondiale siamo alla paralisi politica. Esecutivo muto, maggioranza immobile da 4 giorni e presidente trascinato in un possibile Watergate alla francese.

Mentre i cittadini di Touquet, residenza dei Macron, scendono in strada per dire: «Non abbiamo votato per questo».

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